Mentre proseguono gli interrogatori del gruppo di ragazzi accusati dello stupro di una 19enne al Foro Italico di Palermo, l’orrore si sposta anche su Telegram dove è iniziata da giorni la caccia al video della violenza sessuale di gruppo. Sul servizio di messaggistica istantanea sono centinaia le richieste per avere il filmato girato con lo smartphone dai protagonisti dello stupro di gruppo.

“Chi ha il video di Palermo? Scambio bene”. E ancora: “Qualcuno ha il video della ragazza stuprata a Palermo?”, oppure: “Su Italia 1 hanno detto che il video di Palermo è in giro sulla rete… ce l’abbiamo?”. “Scambio di tutto, cerco video Palermo”, scrive un altro utente. Tutto questo avviene all’interno di chat e canali di Telegram che contano decine di migliaia di membri che si scambiano materiali pornografici, spesso di soggetti inconsapevoli della diffusione di quei video. Sempre su Telegram in poche ore si sono formati tre gruppi, due pubblici e uno privato, che inizialmente contavano tra 12mila e 14mila iscritti, ma che adesso si sono dimezzati, proprio con il solo obiettivo di trovare il video dello stupro di gruppo di cui è stata vittima la ragazza di 19 anni. In rete diverse persone chiedono di potere visionare il video finito nei cellulari dei giovani arrestati. Non si sa se qualcuno è riuscito ad averlo prima dell’arresto dei sette ragazzi, tre sono stati arrestati ai primi di agosto e gli altro quattro venerdì scorso.

Gruppi Telegram monitorati dalle forze dell’ordine ma i margini di intervento, in questi casi sono molto limitati. Come spiegano a LaPresse dalla Polizia postale, la situazione diventa più spinosa quando si tratta di Telegram, dove – come in questo caso – ci sono canali nei quali sono circolate richieste delle immagini dello stupro di gruppo di Palermo. “Vale allo stesso modo per le indagini sul terrorismo – affermano – noi chiediamo, tramite l’autorità giudiziaria dati e una rogatoria internazionale, che però il più delle volte resta senza risposta“. Ci sono temi e immagini “dirompenti” che girano sulla rete. “Basti pensare al revenge porn, alla sex extortion, alla pedopornografia, al cyberbullismo – viene evidenziato – Le nostre richieste di intervento sono immediate, parliamo di contenuti che vanno bloccati il prima possibile”. Intanto su Telegram in centinaia continuano a essere a caccia del video di Palermo.

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