Adesso però anche basta. Questa storia del generale Roberto Vannacci paragonato a Giordano Bruno dal vicepremier Matteo Salvini è ridicola. Per una serie di motivi che riguardano anche la vita e il pensiero di Bruno. Non scrivo per contestare le tesi di Vannacci: non c’è bisogno. Attaccare i gay nel 2023 in modo così sfacciatamente omofobo è demenziale. Punto. Cosa aggiungere? Il generale ha detto cose talmente misere che cascano le braccia e, allo stesso tempo, vengono i brividi pensando che gente così si trovi ai vertici delle gerarchie militari.

Mi interessa ragionare invece del tentativo di avvicinare Vannacci al filosofo nolano in nome della libertà di pensiero. Capite cosa hanno avuto il coraggio di dire? Anzitutto hanno innalzato le farneticazioni di Vannacci a “idee” e “pensiero”; poi Salvini ha dichiarato che non può essere messo sul rogo come Giordano Bruno perché la libertà d’espressione va salvaguardata, eccetera. Sorvolo sul fatto che il leader leghista, con la sua storia, possa ergersi a difensore della libertà di qualsiasi cosa. Sono infinite le prove che dicono il contrario; ma stavolta avrà letto qualche sondaggio (e la cosa è preoccupante per ovvi motivi), e ha deciso di ergersi a paladino, contro Crosetto, della libertà di pensiero. Così. Della libertà di vivere dei migranti non si occupa, quelli restino pure in mare. E se la barca affonda? Mica è colpa sua.

Ma torniamo a Vannacci. Davvero il generale omofobo può essere accostato a Bruno senza vergognarsi? No, per i motivi che elenco citando al volo qualche aspetto della filosofia del nolano.

1) Il potere costituito più retrivo e conservatore (la Chiesa del Cinquecento) attaccò Bruno: “Un uomo solo può farci più male di un intero esercito di barbari. Ricordate Lutero.” Le conseguenze metafisiche della nuova cosmologia facevano paura. Oggi, il potere conservatore più retrivo difende Vannacci. Le sue idee non aprono la mente, la vincolano a idee ammuffite e vecchie.

2) Bruno esaltava la natura nella sua molteplicità e diversità (ha elaborato una “religione della natura”): “quella forza seminale interna alla materia che determina lo sviluppo e il divenire.” Vannacci disprezza e odia le diversità che esistono in natura, e mostra una radicale incapacità di vedere la splendida complessità del mondo.

3) Solo chi “non osserva, non scruta non indaga” può dire che “è contro natura” ciò che esiste in natura. Dogmatico, Vannacci. L’opposto di Bruno che indagò e contestò i dogmi (mise in dubbio la verginità di Maria; non credeva nella Trinità…), e rivoluzionò il modo di guardare l’universo: le stelle sono circondate da pianeti e infiniti mondi. Che c’entrano Vannacci e i politici che lo difendono, con un filosofo così geniale? Bruno capisce che cambiando la visione del cosmo, cambia (anche) la nostra visione dell’uomo che perde la sua centralità. Ecco un libero pensiero (libero da ogni autorità e costrizione) che va difeso. Difeso, perché “è” un pensiero. E non un accumulo di livore e razzismo come accade a Vannacci: “Ritengo che nelle mie vene scorra del sangue di Enea, di Romolo, di Giulio Cesare, di Dante…” Idiozie.

4) E siamo all’ultimo punto, perché non è il caso di spendere altre parole sull’attacco all’ambientalismo, a Greta, agli immigrati… Qui, interessa evidenziare l’errore di chi accosta il generale a Bruno: “non facciamo un processo alle idee”, dicono. Assurdo. Un generale dell’esercito rivendica il diritto all’odio (proprio così) e molte anime belle affermano che non bisogna fare un processo alle idee. Ma siamo matti! Il caldo d’agosto fa davvero male. Per difendere la libertà di pensiero occorre anzitutto che ci sia un pensiero: che c’entrano le “idee” con le farneticazioni di Vannacci? Chi spinge all’odio razziale – e le parole del generale fanno questo – è un bruto. La Carta tutela tutte le idee, ma non l’incitazione all’odio. Capisco che a Salvini possa non piacere, ma è così.

L’esercito italiano merita generali migliori. Non basta scrivere un libro autoprodotto per essere liberi pensatori. Bruno ha abbattuto le mura esterne dell’universo e parlato di mondi infiniti e abitabili: va in eterno difeso e ringraziato; Vannacci innalza muri tra gli uomini nel nostro piccolo mondo: va seppellito con una risata e mandato a casa. Non basta toglierlo dall’attuale funzione e lasciarlo a disposizione. A disposizione per cosa? È una domanda rivolta a lei, onorevole Meloni. Il suo silenzio è ingiustificato. Il presidente del Consiglio parli e metta fine a questa storia assurda. O dobbiamo pensare che condivide (Dio non voglia) le tesi di Vannacci e il suo diritto di predicarle?

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