Attraverso un decreto firmato direttamente dal ministro della Salute Orazio Schillaci, le possibilità di acquistare la cosiddetta cannabis light in Italia si riducono sensibilmente. A partire dal 22 settembre 2023 infatti, nei negozi che attualmente vendono la sostanza non potranno più acquistare “prodotti da ingerire” a base di cannabidiolo, ma rimarrà possibile invece l’acquisto di cannabis light da fumare, cioè i fiori di canapa che contengono il cbd e non il thc. Presto, però, la sostanza potrebbe anche essere vietata integralmente. Con il decreto il cbd diventerà equiparabile ad una sostanza stupefacente, acquistabile solo in farmacia. Come riporta Repubblica, la nuova misura ha scontentato molte associazioni e commercianti del settore scatenando anche molte proteste fra produttori, venditori e tabaccai.

Le intenzioni della maggioranza erano chiare da tempo e sia Matteo Salvini che Fratelli d’Italia aveva già rimarcato le loro intenzioni. Secondo le ricostruzioni, la mossa del ministero della Salute segue due pareri dell’Istituto superiore di sanità, uno di Aifa e uno del Consiglio superiore di sanità alla base dei quali persiste l’idea secondo cui non si sta vietando la sostanza ma soltanto imponendo una regolamentazione. Il principio è quello per cui il cbd sia efficace contro alcuni problemi di salute e, pertanto, vada trattato come un farmaco da acquistare e non come un prodotto dalla semplice commercializzazione senza controlli e autorizzazioni.

“Il provvedimento avrà certamente un grande impatto su tutte le aziende che si occupano di produzione, trasformazione e commercializzazione di estratti di canapa a base di cbd di origine naturale, perché contrariamente alle raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della Sanità e alle pronunce della Corte di giustizia europea, la vendita richiederà un rigoroso sistema di registrazione come un farmaco presso il ministero della Salute, una procedura assolutamente inadatta per una sostanza senza rischi, ma anzi con benefici comprovati per la salute di migliaia di persone, come il cbd”, denunciano Giulia Crivellini e Federica Valcauda dei Radicali, citando poi la commissione di esperti dell’Oms che conferma che il cbd non ha proprietà stupefacenti.

“La posizione del ministero italiano è in antitesi con le decisioni assunte dalle analoghe autorità tedesche, inglesi e francesi, che hanno escluso l’assoggettabilità di medicinali anche ad alta concentrazione di cbd, tra gli stupefacenti, ed è in contrasto con la normativa comunitaria in materia di organizzazione del mercato comune e di antitrust” fa sapere Federcanapa, che sottolinea come la decisione del ministero sia secondo loro “tanto più illogica in quanto non potrà impedire la libera circolazione in Italia di alimenti e cosmetici al cbd prodotti legalmente in altri Paesi europei ed è destinata a danneggiare unicamente i produttori nazionali”.

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