Curriculum pieno, bacheca che trasborda di trofei e carta d’identità ancora in formato cartaceo: impossibile biasimare i calciatori con un simile pedigree che scelgono di andare in Arabia Saudita e mettere al sicuro altre tre o quattro generazioni in aggiunta alle tre o quattro già sistemate. Cosa si vuol dire a Cristiano Ronaldo, Benzema, Neymar, Kantè, Mahrez, Fabinho volati tra Ryhad e dintorni per rimpinguare con sonanti petroldollari il già ricchissimo conto corrente? Loro hanno vinto tutto: in cinque mettono insieme 13 Champions, una trentina di campionati vinti e trofei nazionali e individuali da riempirci musei. E neppure si può dire granché a quelli come Koulibaly, che pur non avendo vinto granché hanno superato i trent’anni, o a quelli come Kessie, Saint Maxmin, Brozovic, Otavio o Fofana che pur avendo ancora qualche anno di carriera ad alto livello davanti, hanno valutato che il meglio è alle spalle e hanno scelto la Saudi League. E i soldi, ovviamente.
Niente falsi moralismi, al netto dell’apprezzabilità di scelte come quella di Zielinski o di Son o degli altri che hanno rifiutato i petroldollari, che tuttavia coi loro stipendi, pur di 3, 4 o 10 volte inferiori alle offerte saudite non avranno grosse difficoltà a fare la spesa, e così figli e nipoti a ruota. Se comprensibili sono tutte le scelte sopra elencate e le altre che rientrano in quel range, incomprensibile appare la scelta di chi, con tutta la carriera davanti, sceglie ad oggi la Saudi League. È il caso di Gabri Veiga, ad esempio: 21 anni, centrocampista veloce e tecnico del Celta Vigo con un destro in grado di dosare morbidezza e legnate pazzesche, perno dell’Under 21 spagnola e già in odore di nazionale maggiore. Dunque un calciatore con una carriera di livello sicuramente alto e probabilmente altissimo davanti inseguito dal Napoli Campione d’Italia e da diverse squadre di Premier che sceglie, invece, e con una spinta forte anche del suo agente Pini Zahavi, di finire all’Al-Alhi, in Arabia.
Finire, già, perché per un calciatore come Veiga la Saudi League equivale, nella migliore delle ipotesi, a un congelamento della carriera: difficile ipotizzare che una nazionale fortemente competitiva come quella spagnola punti su un calciatore che milita in un campionato non performante, difficile immaginare una crescita senza giocare competizioni come la Champions League (al netto di idee balzane come le wild card) e anche dal punto di vista fisico resta un’incognita cosa può riservare la permanenza in Arabia Saudita tra clima e metodologie di allenamento. Un paio di stagioni, guadagni da capogiro, per poi rientrare in Europa? Già, ma con quale garanzia di ritornarci al top?
Remore che hanno portato altri calciatori, da Mbappé a Osimhen ad esempio, a scegliere altre soluzioni. Il francese e il nigeriano hanno una settimana di differenza (entrambi nati a dicembre del 1998) e uno ha l’ambizione di diventare il miglior calciatore al mondo, l’altro ha l’ambizione come stile di vita. Entourage e famiglie sarebbero stati ben felici di vedere il francese guadagnare 300 milioni all’anno e il nigeriano 60, ma gli stessi calciatori hanno riflettuto che con altri 5 o 6 anni per vincere campionati, Champions, Mondiali e Palloni d’Oro da protagonisti sarebbe stato tombale finire a sfidarsi con CR7 e Neymar in un campionato che fa di media 10mila spettatori sugli spalti e in tv dai primi dati non supera la media di 60mila. Certo è prevedibile che sia Osimhen che Mbappé cambieranno squadra, ma appunto per rincorrere ambizioni e trionfi presumibilmente in Premier, nel primo caso, e al Real nel secondo.
“Imbarazzante” invece ha definito la scelta di Veiga Toni Kroos – che poi ha cancellato il suo commento – e risulta francamente difficile dar torto al madridista in casi del genere (oltre a Veiga ci sarebbe Ruben Neves, anche se il portoghese ha già 26 anni e prospettive di carriera diverse). Imbarazzante è effettivamente pensare che una promessa 21enne si metta sotto i tacchi ambizioni, sogni di gloria, prospettive di carriera sia a livello di club che di nazionale…e in fin dei conti se stesso per una decina di milioni euro. Meno imbarazzante pensare ad agenti che quella promessa se la vendono sull’altare di una maxi commissione. E sì, magari delle valutazioni di Tony Kroos e di tutte le altre ci rideranno Veiga e Zahavi a contratto firmato, brindando con lo champagne più costoso, lo stesso alla vittoria della Saudi League… e a carriera finita poi chissà.