Meno di un anno fa, quando fu Milano a introdurre l’Area B off-limits fino ai veicoli Euro 5, parlava di una “sciocchezza che non aiuta l’ambiente ma danneggia migliaia di lavoratrici e lavoratori meno abbienti”. Strillava ai picchetti insieme ai sindaci dell’hinterland: “Un provvedimento razzista e classista, inutile e dannoso. Una scelta insensata”. Adesso che lo stesso divieto scatta a Torino e nell’hinterland per volere della Regione Piemonte guidata dal suo centrodestra, Matteo Salvini lancia strali contro l’Unione Europea. La difesa della Lega è il solito ululare contro Bruxelles e la “ennesima forzatura” sui temi green: “Si tratta di una scelta ideologica e dannosa”. E il partito annuncia che Salvini “ha avuto dei confronti – anche con colleghi di governo a partire dal ministro Pichetto Fratin – ed è determinato a intervenire per correggere questo provvedimento che metterebbe in seria difficoltà centinaia di migliaia di famiglie e di lavoratori”.

Quello che il leader del Carroccio non racconta è che la scelta dell’amministrazione di centrodestra guidata da Alberto Cirio di anticipare di due anni il momento del bando degli Euro 5 ha alla radice la stessa motivazione di Beppe Sala: tre procedure di infrazione dell’Ue per i livelli di inquinamento nel bacino padano, una delle quali arrivata a sentenza di condanna nel 2020. Tra i piani adottati volontariamente per evitare le maxi-sanzioni c’è stato anche l’anticipo ai motori diesel fino a Euro 5, fissato nel 2025. Quando la scelta è stata presa dal capoluogo lombardo guidato dal centrosinistra, però, tutto questo è stato dimenticato. Adesso che tocca a un’amministrazione di cui fa parte anche la Lega, il ministro dei Trasporti strilla contro Bruxelles e promette un intervento in extremis per allontanare il blocco coordinandosi con i colleghi di governo. Lo stop fa parte di quelle “misure molto pesanti che siamo costretti ad attuare” perché imposte dalla “procedura di infrazione nei confronti dell’Italia che coinvolge anche il Piemonte”, hanno ribadito Cirio e l’assessore regionale all’Ambiente Matteo Marnati, ringraziando Salvini per la “vicinanza”. Il divieto scatterà il 15 settembre e ricalca in pieno quanto avvenuto a Milano. Le due situazioni sono perfettamente sovrapponibili. Certo, le polemiche non mancano anche nel Torinese. Le hanno avanzate Confesercenti e Confartigianato parlando di un “colpo di grazia” per l’economia.

A farsi sentire sono stati anche i sindaci dei piccoli comuni coinvolti. Il primo cittadino di Santena, Roberto Ghio, eletto a capo di una lista civica nel paese di 10mila abitanti a pochi chilometri da Torino, parla di “idee poco coerenti con la realtà dei fatti”, almeno nel suo comune che è sostanzialmente attraversato dalla tangenziale. “Nessuno mette in dubbio che servano scelte coraggiose. Ma non è il caso di questo provvedimento. Avrebbe molto più senso investire pesantemente sui mezzi pubblici e nelle piste ciclabili. Anche perché, lo dico in maniera molto limpida, inizierà poi un tema legato ai controlli. Noi non abbiamo uomini per farli”, spiega Ghio a Ilfattoquotidiano.it. Ravvisando anche un altro problema per la sua amministrazione: “I nostri stessi mezzi saranno quasi tutti fuori legge”, aggiunge. Di “provvedimenti facili” parla il sindaco di Nichelino, Giampero Tolardo, sostenendo che la Regione avrebbe potuto “puntare anche su altro”, anche perché il trasporto pubblico locale “non è a livelli adeguati”. “Una volta presa una decisione, la sua ragionevolezza dipende da come la accompagni e da quali alternative dai”, aggiunge Tolardo, secondo il quale “non si può pensare che i Comuni possano gestire un tema così grande”. Lampante il suo esempio: “Con la mia ordinanza ho dovuto ‘liberare’ alcune strade perché è impensabile bloccare gli anziani dalla possibilità di accedere a servizi essenziali”.

Quanto avverrà a Torino e in altri 75 comuni del Piemonte da metà settembre è frutto di una scelta presa nel 2021 dalla giunta Cirio che approvò l’anticipo di due anni del divieto dei motori diesel più recenti, gli Euro 5, inizialmente previsto nel 2025. Come già accaduto a Milano, dove Sala spiegò che “ci sono due procedimenti europei nei confronti anche della nostra città” e “qualcosa la dobbiamo fare”, chi ha un’auto che rientra tra quelle vietate potrà aderire a Move-In Piemonte installando una “scatola nera” che garantirà la possibilità di percorrere comunque alcune migliaia di chilometri nei comuni off-limits. Le distanze permesse varieranno tra i 1.000 km di un diesel Euro 1 e i 9mila di un diesel Euro 5, cifre comunque basse per chi è un pendolare. Il possessore di un veicolo Euro 5 avrà a disposizione 38 chilometri al giorno per coprire il tragitto casa-lavoro tra andata e ritorno calcolando 240 giorni lavorati in un anno, al netto di week end, festivi e ferie.

Per Francesco Casciano, sindaco Pd di Collegno, nella zona ovest del Torinese, la Regione ha invece “creato un problema e allo stesso tempo ha mancato un’occasione”. Il primo cittadino, noto per essere il sindaco della Bici d’Italia, aggiunge: “Dire che l’Ue è cattiva è un errore. Di cattiva c’è solo l’aria che respiriamo. Sono state sbagliate le tempistiche e le modalità, hanno imposto le misure e i cittadini non capiscono”. Secondo Casciano, sulla mobilità “ci sono elementi che non possono essere presentati il 20 agosto con le misure che scattano il 15 settembre”. A suo avviso, la “condivisione con gli enti locali, i sindacati e le associazioni datoriali sarebbe stata importante” e invece nulla o quasi è stato fatto: “Nessuna risposta sui treni e il trasporto pubblico locale. Servivano tavoli e concertazione per le misure alternative, ma non si è visto nulla. Come abbiamo fatto a Collegno, sia sulla mobilità che sul teleriscaldamento, è possibile impostare politiche coerenti e virtuose. Invece sull’Euro 5 si è preferito spostare il problema, scaricandolo su chi ha un veicolo che tra venti giorni sarà fuori norma”.

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