È stato condannato a 58 anni e 5 mesi di reclusione dal 14° tribunale federale del Rio Grande do Norte, al termine di un’inchiesta ribattezzata “Il Padrino”. Questa la fine giudiziaria dell’imprenditore anglo-brasiliano Anthony Armstrong Emery, che nel 2015 fece fallire il Monza. Come riporta Il Giorno, la sentenza risale allo scorso febbraio ma è stata trattata quasi esclusivamente dalla stampa brasiliana. Amstrong era arrivato a Monza, con una Ferrari presa a noleggio, promettendo grandi investimenti una rapida ascesa nel mondo del calcio. La sua fine però ha detto tutto del mancato successo della sua esperienza: costretto a scappare dai creditori dopo non aver pagato nemmeno un euro di stipendio ai suoi giocatori.

Amstrong ha finto per lungo tempo di essere un solido e competente imprenditore ed è riuscito a mettere a segno una truffa colossale. Tramite il suo gruppo “Ecohouse” era riuscito ad attrarre investitori da tutto il mondo per una cifra totale di 75 milioni di euro promettendo guadagni annui del 20% con investimenti nella costruzione e vendita di alloggi per persone a basso reddito nell’ambito del programma “Minha Casa, Minha Vida” nel Rio Grande do Norte, case che in realtà non sono mai state completate o nemmeno cominciate. Il calcio per lui era solo uno specchietto per le allodole, come dimostra anche l’acquisto di un’altra società per un dollaro durante una festa di Capodanno. Nell’ambito della stessa inchiesta è stato condannata a 44 anni anche la figlia dell’uomo e due commercialisti della sua società. Ma la maxi condanna in Brasile non è la prima. Armstrong infatti, era già stato condannato dalla Corte Suprema britannica e arrestato dall’Interpol nel 2020 negli Emirati Arabi Uniti, dove era riparato quando era esploso il caso in Italia. Ma era stato poi rilasciato dopo aver pagato una cauzione.

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