Dopo lo schianto del jet Embraer E35 Legacy 600, in cui sono morti il capo della Wagner Yevgeny Prigozhin e i suoi due vice, Dmitry Utkin e Valery Chekalov, il mondo si chiede cosa ne sarà della milizia privata russa, soprattutto in funzione del ruolo che ricopre nello scenario della guerra ucraina. L’incidente ha decapitato un’organizzazione i cui equilibri erano già stati alterati dal tentato colpo di stato del 24 giugno scorso. Ora, senza più il suo triumvirato, il gruppo Wagner riuscirà a sopravvivere come struttura militare parallela indipendente o verrà inglobata dalle forze armate del Cremlino? Secondo Marat Gabidullin, ex comandante della Brigata, intervistato da La Repubblica, non c’è un altro Prigozhin pronto a raccoglierne l’eredità. Ma se Putin tenterà di colmare questa lacuna, imponendo qualcuno dei suoi uomini come nuovo leader della Wagner, “i mercenari se ne andranno”.
Dopo il tentato golpe dello scorso giugno, “per Prigozhin si era messa male. Era troppo esposto ai rischi e alle vendette, non tanto del Cremlino quanto dei capi di quelle strutture commerciali e multinazionali che lavoravano con lui in Africa e che ha depennato”, dichiara Gabidullin che non è convinto dell’ipotesi che dietro la morte di Prigozhin ci sia il presidente russo. “Se ha perso del tutto il lume della ragione, può essere complice di quanto accaduto. Ma a Putin la Wagner serve – spiega l’ex comandante – non può fare a meno del lavoro che svolgono per lui in Africa, sostenendo i regimi, anche golpisti, per ottenere il sostegno alla Russia nelle assemblee internazionali. Ed è Putin che approvò la fondazione della Wagner, anni fa, arrivando a inserirla nella macchina statale. Chi credete che paghi i mercenari? Gli stipendi base, 2mila 500 dollari al mese se si è impiegati in teatri bellici, arrivano dal bilancio della Federazione“. La Wagner non muore con Prigozhin, “ma il suo futuro si è fatto davvero incerto“.
“La morte di Prigozhin segna la fine della Wagner così come l’abbiamo conosciuta“. A dirlo al Corriere è viceministro della Difesa e generale maggiore della riserva ucraino Volodymyr Gavrilo. “L’intera organizzazione si basava sul carisma del suo capo e del suo vice, Dmitrij Utkin, che l’aveva fondata – continua il funzionario -. Erano loro a garantire il collegamento e la simbiosi tra lo Stato russo e la milizia. Spariti loro, nulla può più funzionare, i mercenari sono ancora tanti, ma sono anche fragili, esposti, privi di fondi e direzione coerente. Vedremo forse nei prossimi giorni qualche timido episodio di resistenza in Russia, ma non avrà alcun peso sullo scenario ucraino“. E riguardo allo schianto del jet: “Non mi sorprende che Prigozhin sia morto in modo violento. Tanti in Russia volevano eliminarlo il prima possibile”, afferma.
Per l’Institute for the Study of War (Isw), il gruppo Wagner non riuscirà più a sopravvivere come struttura militare parallela quasi indipendente. La milizia avrà difficoltà a resistere agli sforzi del Cremlino e del ministero della Difesa russo di “indebolire, sottomettere e distruggere l’organizzazione”. Citando fonti russe, Isw scrive che il Cremlino si è rifiutato di pagare il governo di Minsk per la presenza degli uomini di Wagner in Bielorussia. Inoltre, i problemi finanziari hanno già portato a una riduzione dei pagamenti dei mercenari, costringendo alcuni combattenti di Wagner a dimettersi.