Essendo ricco, a casa sua il ministro Francesco Lollobrigida non deve mangiare bene. Come ha ben spiegato al meeting di Rimini, intervenendo con assoluta astuzia e intelligenza, diremmo da statista del popolo, “spesso i poveri mangiano meglio dei ricchi perché cercando dal produttore l’acquisto a basso costo comprano qualità”.

Enunciando questo teorema, è facile pensare che ministro e moglie, Arianna Meloni, sorella della premier e da ieri capo della segreteria del partito, siano alle prese con una crisi alimentare che non gli permette di assumere abbastanza calorie e proteine. Essendo ricchi, o almeno guadagnando più della media nazionale, saranno costretti a far la spesa in qualche discount dove tutto è perennemente in saldo. O a fare la fila davanti alle porte di un centro per la distribuzione del pane appena sfornato e donato gratuitamente ai ricchi d’Italia. Immaginate poi la loro tavola imbandita: scatole di sardine sottolio; il pane raffermo e qualche frutto raccattato da una cesta di un ambulante al mercato diventato buon samaritano. Il menù è servito.

Come contraltare a questa tavola imbandita, nel mondo distopico di Lollobrigida, ci sono i poveri: quei fortunati! Loro, i disagiati, sono per antonomasia alimentati meglio, sicuramente in miglior modo rispetto ai ricchi. I poveri sono infatti presi a fare bisboccia e mangiano roba acquistata a chilometro zero, dal contadino. A questi poveri non importa dell’inflazione ma solo di riempirsi la pancia, in nome della qualità del prodotto. Meglio se biologico. Proprio in centro a Milano, fra piazza Duomo e la Galleria, un negozio di gastronomia molto famoso è stato preso d’assalto da una marea di indigenti che gridavano “abbasso i grassi; viva il il tofu!”.

Qui allora ci prendiamo una libertà, pardon, facciamo una proposta al ministro: quando è sceso dalla Luna, andiamo a fare la spesa insieme al supermercato. Giusto per farle sapere quanto costa il pane.

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