La Regione Sardegna ci riprova: riparte – armata di cemento – all’assalto delle coste regionali. Il bersaglio grande della giunta di centrodestra guidata da Christian Solinas è il Piano paesaggistico regionale. L’assessore all’Urbanistica Aldo Salaris, come ha scritto il Manifesto, ha inviato al ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano una richiesta di modifica della normativa che protegge la costa tra le più belle del mondo perché – dice Salaris – “la Sardegna ha bisogno di una nuova pianificazione del territorio“. Il ministero valuterà la bozza partita da Cagliari e risponderà a fine settembre. Nell’attesa, però, la Regione non ha perso tempo e ha già iniziato la sua battaglia sotterranea all’arrembaggio dei litorali. In un emendamento alla manovra finanziaria regionale – presentato dallo stesso assessore Salaris – è uscito fuori anche un faraonico regalo agli alberghi di lusso: si prevedono incrementi volumetrici delle strutture ricettive situate nelle zone F, anche nella fascia dei trecento metri dalla battigia. Questo significa che i nuovi alberghi a cinque stelle potrebbero ottenere un incremento volumetrico del 25 per cento, mentre per quelli già esistenti sarà del 15 per cento, ma senza aumento dei posti letto. Al momento il testo è stato approvato in commissione a maggioranza e con il voto contrario delle opposizioni e quindi approderà in consiglio regionale. Le due strade – le modifiche al piano paesaggistico e l’emendamento per cementificare – vanno insieme perché la Corte costituzionale ha sempre respinto le riforme urbanistiche rimandando proprio al Piano paesaggistico, che resiste – nonostante i tentativi finora andati a vuoto – dal 2006.

La proposta di modifica è destinata alla “riqualificazione delle strutture ricettive esistenti – si legge – che per essere competitive hanno necessità di offrire un elevato e diversificato standard di servizi, come risulta anche dal Piano strategico del turismo, e in coerenza con le previsioni del Piano paesaggistico regionale”. Motivo per il quale la riqualificazione è consentita anche “nella fascia dei 300 metri dalla linea di battigia marina, ridotta a 150 per le isole minori, sino a un massimo del 15% del volume previsto dal titolo originario e senza aumento dei posti letto”.

La sintesi, per l’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico, è che l’amministrazione Solinas a sei mesi dalle Regionali “prova a gettare altro cemento sulle coste sarde”. Il presidente Stefano Deliperi, a ilfattoquotidiano.it, spiega meglio che “si assiste al tentativo di aumenti volumetrici fino al 15% delle volumetrie legittimamente realizzate per tutte le strutture ricettive. Anche nella fascia dei 300 metri dalla battigia marina ai fini di riqualificazione dell’edificio”. Ma non è tutto. Deliperi sottolinea anche che “si consente un aumento della capacità massima volumetrica insediabile del 25% per la realizzazione di nuovi alberghi a 5 stelle o superiori, in aree oltre la fascia dei 300 metri dalla battigia marina, che si riducono a 150 nelle isole minori, previo rispetto di alcune condizioni”.

In un’audizione in commissione Deliperi ha ribadito che “la giurisprudenza costituzionale dal 2015 a oggi ha ribadito tre volte che nelle fasce costiere ogni modifica deve passare attraverso il Piano Paesaggistico Regionale. E se anche non sarà il governo a opporsi a questa norma lo farà magari un giudice”. In commissione ha parlato anche Vincenzo Tiana, presidente regionale di Legambiente, che ha puntualizzato che “la Regione deve piuttosto insistere per riqualificare l’esistente, non per aggiungere volumetrie a gravare sul bene più importante che la Sardegna ha, l’ambiente”. All’elenco delle criticità Davide Bonesu, presidente dell’ordine dei geologi, e Cataldo Cannillo, il suo vice, hanno aggiunto quelle che potrebbero emergere dal mancato rispetto del Piano di assetto idrogeologico che le nuove edificazioni potrebbero provocare. Alle voci contrarie si aggiungono anche Wwf e Italia Nostra. Il senso della loro posizione è chiaro: il territorio sardo, specialmente, quello litoraneo, non può sopportare ulteriori scempi. Non solo per ragioni legate alla tutela del paesaggio, ma anche per la necessaria sicurezza delle persone. Specialmente i turisti che affolleranno gli hotel interessanti dall’emendamento.

Punti di vista, verrebbe da dire. Già perché a pensarla diversamente c’è l’Associazione Nazionale Costruttori Edili, il cui presidente, Pierpaolo Tilocca, ha sottolineato comunque “la necessità della modifica della legge urbanistica nel suo complesso e di un progetto di sviluppo condiviso per le zone interne e per quelle costiere”. Ribadendo che “non dobbiamo avere paura di affrontare il tema della rigenerazione urbana o addirittura quello della sostituzione urbana”.

Che la Regione sia interessata ad intervenire anche nell’area dei 300 metri dalla linea di costa non è una novità. “Siamo per la tutela di questa fascia. Ma c’è un tema – aveva spiegato nell’ottobre 2022 il governatore Solinas all’Unione Sarda -: esistono già volumetrie realizzate prima di noi e a volte molto male. Si può intervenire per permettere una migliore integrazione nel paesaggio e nel caso degli alberghi dare migliori servizi per renderli più competitivi”. La linea del governo regionale sostenuto da centrodestra e Partito sardo d’azione non è cambiata. Già a inizio legislatura aveva approvato una legge per modificare il Piano casa prevedendo incrementi volumetrici nelle strutture turistico ricettive in zone turistiche, ma anche in quelle che si trovavano oltre la fascia dei trecento metri. Solinas disse che questa normativa “consente di migliorare il patrimonio edilizio esistente nel rispetto dell’ambiente”, permettendo di coniugare “la tutela dell’ambiente a quella dei legittimi interessi dei cittadini”. La Corte Costituzionale nel gennaio 2022 ha smontato gran parte della sua legge.

Ed è per questo che l’altro pallino di Solinas è il piano paesaggistico che ora chiede il permesso di modificare al governo Meloni. Nel testo inviato a Sangiuliano sono elencati i punti focali dei cambiamenti, come ha raccontato il Manifesto: tra gli altri consentire la demolizione e la ricostruzione di edifici in aree tutelate autorizzando anche modifiche dell’architettura degli edifici, correggere i vincoli nelle aree attorno agli stagni, ridisegnare i confini intorno a diversi beni archeologici e storici tutelati, con una attenuazione dei vincoli sia nella fascia costiera sia nelle campagne. Formule che, per esempio, dette così allungano l’ombra nera degli ecomostri sulle spiagge. Solinas aveva già provato a riscrivere le parti fondamentali del piano paesaggisti tre anni fa. Anche in quel caso fu respinto con perdite dalla Consulta che dichiarò l’illegittimità della legge. Resta da capire se ora il governo Meloni per la prima volta dopo quasi vent’anni abbia intenzione di offrire la sua sponda.

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