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Fiorella Mannoia e lo stupro di gruppo a Palermo: “Quelle chat dovrebbero essere portate nelle scuole. È il momento di alzare la voce”

Durante l'incontro con i giornalisti per la presentazione della serata finale della Notte della Taranta 2023, a cui ha partecipato anche FQMagazine, l'artista si è soffermata a parlare del ruolo della donna, non senza l'esplicito riferimento ai gravi fatti di cronaca di Palermo. Ecco le sue parole

di Paolo Aruffo

Si terrà a Melpignano (LE) questa sera, 26 agosto, la serata finale del Festival della Taranta 2023. Con Arisa, Tanani, Brunori Sas oltre all’Orchestra Popolare Notte della Taranta e al corpo di ballo. A rendere tutto ancora più speciale, una maestra concertatrice d’eccezione: Fiorella Mannoia. Proprio lei, durante la conferenza stampa dell’evento a cui era presente anche FQMagazine, e che si è tenuta ieri 25 agosto a Melpignano, ha illustrato le novità e i temi principali dell’evento, approfondendo poi alcune tematiche relative all’amore e al rispetto della donna. Non senza l’esplicito riferimento allo stupro a Palermo. Mannoia lo ha fatto con decisione. Dapprima durante la conferenza, quando ha parlato del ruolo della donna nella taranta: “La taranta è donna, è una questione di femmine, per cui ci sono bellissimi balletti di donne, tra il sacro e il profano. L’unica canzone in italiano sarà ‘Bocca di rosa’, come omaggio a Fabrizio De André e anche perché sottolinea una donna libera, che amava per passione“. Quindi anche la sindaca di Melpignano, Valentina Avantaggiato, è intervenuta e ha affermato: “Mi auguro che questa edizione, in un momento storico avvilente, possa lanciare un messaggio. Quello che è successo a Palermo è abominevole, la cultura in questo senso può svolgere un ruolo fondamentale”.

Poi, durante l’incontro con i giornalisti, Fiorella Mannoia ha risposto ad alcune domande, soffermandosi nuovamente sul ruolo della donna, ma questa volta con un preciso riferimento ai gravi fatti di cronaca: “Quello che è successo ultimamente indubbiamente ha sconvolto tutti. Aver letto quelle chat.. – ha detto la cantante romana -. Io le ho pubblicate, sulle mie pagine naturalmente. Mi sono interrogata: ‘Lo faccio o non lo faccio?’, ‘La pubblico o non la pubblico?’. Alla fine ho deciso di pubblicarla e l’ho fatto perché si possa capire a fondo quali sono le motivazioni – che poi motivazioni non sono – che spingono dei giovani a comportarsi in questo modo e ad accanirsi così tanto sul corpo di una donna“. Quindi Mannoia ha affermato: “Ho deciso che forse quelle chat dovrebbero essere portate nelle scuole. Sapete perché? Perché un conto è dire: ‘Hanno violentato un’altra donna’. E allora uno dice: ‘Madonna! Davvero? E si dispiace’. Ma leggere quello che sono stati capaci di dire loro, le parole che dicono anche altri quando succedono queste cose terribili, cioè stupri da branco..”. Infine l’artista ha concluso: “Certo, sul palco non dirò esattamente quello che sto dicendo ora, perché comunque è una serata di festa. Però ci tengo, prima di cantare ‘Fimmene fimmene’, a dire proprio due parole per sottolineare questo concetto. Quella canzone lì si presta, perché dice: ‘fimmene fimmene, alziamo la voce’. Ecco, alziamo la voce. Questo è il momento di alzare veramente la voce. Siamo arrivati a un limite massimo“.

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