Elly Schlein si dichiara d’accordo sul rinvio di cinque anni dell’obiettivo del 2% del Pil per le spese militari, come deciso dal cancelliere tedesco Olaf Scholz. La segretaria del Partito democratico lo ha detto nel corso di un’intervista pubblica all’iniziativa Fornaci Rosse a Vicenza rispondendo “Sì“, a chi le chiedeva se fosse d’accordo con l’impostazione del presidente tedesco sulle spese militari. Il riferimento è al passo indietro deciso dalla Germania rispetto al piano di aumento annuale del 2% delle spese militari, come richiesto dalla Nato. Berlino manterrà l’impegno ma in un periodo di cinque anni. Un terreno, quello delle spese militari, che fu il centro dello scontro tra il Movimento 5 stelle e il presidente del Consiglio Mario Draghi. In quel dibattito il Partito democratico era a favore dell’aumento al 2% e anche successivamente non aveva mai messo in discussione la ridefinizione di quell’accordo.
La presa di posizione della segretaria, infatti, provoca la fredda reazione di un altro esponente del Pd, che era ministro della Difesa proprio nel governo Draghi: Lorenzo Guerini, oggi presidente del Copasir, commenta affermando di essere davanti a “un tema delicato” dove “entrano in gioco anche diverse sensibilità con cui confrontarsi con rispetto e su cui le polemiche non servono”. Guerini contesta però l’interpretazione delle dichiarazioni di Scholz “che, in realtà, ha detto che la Germania raggiungerà il 2% nei prossimi 5 anni come media della spesa annuale. Per quanto riguarda l’Italia, con il governo Draghi, è stato fissato al 2028 il raggiungimento del 2%. Perché – aggiunge – stante la mancata crescita degli anni immediatamente successivi agli accordi assunti in sede Nato, il raggiungimento al 2024 non sarebbe stato possibile”, conclude Guerini, facendo riferimento proprio al dibattito che scaturì dalla richiesta di Conte a Draghi.
Le dichiarazioni della segretaria del Partito democratico vengono criticate dai renziani, proprio con l’accusa di appiattirsi sulle posizioni del M5s: “Elly Schlein si accoda a Giuseppe Conte e chiede il rinvio dell’obiettivo del 2% del Pil delle spese militari concordate con la Nato. Un traguardo rispettato da tutti i governi, a cui il Pd ha partecipato, con suoi ministri della difesa. Un Pd a 5 stelle ormai è cosa fatta“, afferma l’eurodeputato di Italia Viva Nicola Danti, vicepresidente di Renew Europe. Sulla stessa linea la senatrice renziana Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Italia viva: “Giù la maschera, ancora una volta. Tra 5 stelle e Pd ormai non c’è alcuna differenza“.