“Noi per quello che possiamo ci siamo. Se lo Stato fosse più presente sarebbe bello”. Don Maurizio Patriciello, parroco in prima linea di Caivano, lo diceva ieri con la consapevolezza di chi come lui il quartiere, che ha “prodotto” gli orrori dei casi di Fortuna Loffredo e dello stupro delle due cuginette, lo conosce e lo vive ogni giorno. E così appaiono stonate, una sorta di scaricabarile, a diversi giorni dalla cronaca degli abusi su due bambine, le parole del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, napoletano di nascita, e quindi con quel quid in più che può conferire alla comprensione di fenomeni (che non sono solo criminali) la nascita e l’appartenenza a un territorio. Contro le piazze di spaccio come quella di Caivano l’attività delle forze dell’ordine “fa segnare quotidianamente successi e risultati molto importanti” ha detto il responsabile del Viminale rispondendo ai cronisti sulle critiche alle istituzioni dopo gli stupri avvenuti nel parco Verde, in un contesto di degrado e criminalità. “Non è colpa delle istituzioni e men che meno del governo. È vero che ci sono piazze di spaccio importantissime a Caivano, ma non solo – ho fatto il prefetto di Roma e so quale sia il problema anche nella capitale – ma l’attività delle forze dell’ordine fa segnare quotidianamente successi”.

Ma questi “successi” in realtà sono nient’altro che il lavoro che le forze dell’ordine tentano di portare a termine, a volte con pochi mezzi e uomini. E quindi prima che esplodesse la storia delle cuginette nelle cronache dei fatti di Caivano sono entrati il sequestro di un centro sportivo trasformato in luogo frequentato da tossicodipendenti. Nel Delphinia a metà luglio era morto un uomo di overdose, a seguito di quel decesso c’era stato un blitz dei carabinieri con alcuni arresti e sequestro di droga. Operazioni anche a maggio, ad aprile, a marzo: qualche pusher in manette, sequestri di droga. Non certo lo smantellamento del traffico di stupefacenti. “Purtroppo la domanda di droga è molto forte e quindi l’offerta è molto organizzata” sottolinea il ministro che poi indirizza la sua riflessione su un tema scivoloso dicendo che le violenze sessuali di gruppo avvenute a Caivano e a Palermo “sono fatti che riguardano sicuramente i temi della sicurezza e della prevenzione ma anche temi di carattere culturale”, temi “che coinvolgono, e devono coinvolgere sempre più, l’educazione dei ragazzi e il mondo della scuola”. E a chi compete se non allo Stato la presenza di scuole sul territorio, di strutture non fatiscenti, di strumenti culturali per sradicare la non cultura del degrado, dello spaccio, della violenza? Qualche settimana fa fu don Patriciello a raccontare cosa può fare lo Stato raccontando un episodio tra un bambino e un carabiniere: “Sei venuto di notte e hai portato via papà, sei stato bravo”. L’incontro tra il piccolo, di cinque anni, e il militare però era stato organizzato nella chiesa di san Paolo apostolo in uno dei tanti incontri per promuovere la cultura della legalità dal sacerdote. Lo Stato era ospite.

Intanto dopo l’invito di don Patriciello alla premier Giorgia Meloni, arriva quello del vescovo Angelo Spinillo, vescovo della diocesi di Aversa nel cui territorio rientra la città di Caivano, al pontefice. “Proporrò a Papa Francesco, in una eventuale nuova visita in Campania, di venire al Parco Verde. Sarebbe un segnale forte di attenzione, di vicinanza” dice al quotidiano Il Mattino. “Penso al capannone dove si è consumato l’orrore sulle cuginette – ha detto – Conosco il posto. Un monumento all’abbandono. È di fronte a questo degrado che ci si sente più soli, come persone e come comunità”. Parlando delle tante strutture realizzate e poi travolte dall’incuria, il vescovo non ha dubbi: “Lo Stato non può lasciare che le opportunità restino inutilizzate, sprecate. È una vergogna“.

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