Uno storico esponente della destra catanese laureato in Filosofia, un ex deputato regionale che dall’estate scorsa è passato in Fratelli d’Italia e un commercialista con una parentesi da assessore al Bilancio nel Comune di Vibo Valentia. Tre politici anziché dei tecnici. Sono questi i profili scelti dal governo di Giorgia Meloni per guidare la struttura che si occupa della depurazione in Italia e di predisporre gli interventi per fronteggiare le procedure di infrazione dell’Unione Europea sulla gestione delle acque reflue.
Fabio Fatuzzo, 72 anni e una vita passata tra il Movimento Sociale Italiano e Alleanza Nazionale, prenderà il posto di commissario che è stato del professore Maurizio Giugni. Un passaggio di testimone con un’eredità decisamente ingombrante se si guarda alle competenze di Giugni: laureato in Ingegneria Civile, ricercatore di Costruzioni idrauliche prima e professore associato alla Federico II di Napoli poi, salvo poi assumere il ruolo di direttore di dipartimento. Fatuzzo, laureato in Filosofia, insegnante negli istituti tecnici oltre a essere stato assessore all’Istruzione dell’ex sindaco di Catania Umberto Scapagnini, ha invece accumulato la propria esperienza nel settore alla guida di alcune partecipate che si occupano di approvvigionamento idrico. L’ultimo incarico, tutt’ora in corso, è quello di presidente della Sidra, società che gestisce il servizio idrico integrato a Catania (comprese fogne e depurazione). A indicarlo, nel 2019, era stato l’allora sindaco etneo e attuale senatore di Fratelli d’Italia Salvo Pogliese. “Le sue grandi capacità e la sua grande esperienza amministrativa saranno certamente funzionali al nuovo prestigioso incarico”, ha commentato in queste ore l’ex primo cittadino.
Incarico prestigioso ma soprattutto strategico se si guarda alla situazione del nostro Paese e in particolare al disastro di Sicilia e Calabria. Le sanzioni di Bruxelles nel 2021 hanno raggiunto un costo di quasi 150 milioni di euro e l’isola insieme alla Calabria si contende la maglia nera a livello nazionale. In Sicilia solo il 61% degli abitanti è servito da impianti di depurazione e meno del 20 per cento di questi operano con autorizzazioni ancora valide. Un flop certificato dai numeri e da un lungo elenco di progetti mai terminati ma anche dall’ultima relazione della commissione parlamentare Ecomafie sulla depurazione delle acque reflue. Ed è proprio dal mondo politico di Sicilia e Calabria che il governo Meloni ha pescato anche i due subcommissari che affiancheranno Fatuzzo durante i tre anni di mandato. Si tratta del palermitano Toto Cordaro e del commercialista Antonino Daffinà. Il primo, ex assessore regionale al Territorio e Ambiente nel governo di Nello Musumeci (oggi ministro per la Protezione civile), dopo due decenni trascorsi tra Democrazia Cristiana e Udc ha spento la prima candelina del passaggio in Fratelli d’Italia proprio in questi giorni. Non ricandidato alle ultime regionali per due mandati è stato deputato al parlamento siciliano. Daffinà invece ricopre la carica di presidente dell’ordine dei commercialisti di Vibo Valentia ed è stato assessore comunale al Bilancio in quota centrodestra. Nella precedente gestione alla politica era toccato soltanto il posto andato all’ex senatore del Partito Democratico Stefano Vaccari a cui venne affiancato l’ingegnere Riccardo Costanza, tecnico specializzato nella realizzazione di infrastrutture pubbliche.
Nomine politiche che non convincono tutto il centrodestra con in testa il presidente della Regione Renato Schifani: “Il mio grande stupore consiste nel fatto che si è passati dal professore Maurizio Giugni, ordinario di ingegneria idraulica, e quindi dotato di altissima competenza e preparazione sul delicatissimo settore che vede la Sicilia particolarmente coinvolta, ad un ex parlamentare che, nel pieno rispetto della sua prestigiosa carriera, non presenta alcuna preparazione specifica”, ha detto il governatore poco dopo l’ufficialità della nomina di Fatuzzo e dei suoi vice. Parole di fuoco che certificano anche l’ennesima spaccatura nel centrodestra siciliano, e in particolare tra Forza Italia e Fratelli d’Italia. Soltanto qualche settimana fa il quadro era stato lo stesso sulla governance della società che gestisce l’aeroporto di Catania dopo il rogo che ha interessato lo scalo.
Insieme all’ex sindaco di Catania Pogliese si sono invece schierati tutti i deputati nazionali e i senatori siciliani di Fratelli d’Italia. Tuttavia la gestione nella partecipata dell’acqua Sidra da parte di Fatuzzo, negli anni, ha sollevato più di una polemica a livello locale. Culminate con la richiesta, mai portata a termine, da parte del Movimento 5 stelle di istituire una commissione d’inchiesta per fare luce su nomine, consulenze e incarichi all’interno della partecipata dell’acqua diventata una sorta di succursale della destra. Nel 2020, per esempio, al coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia giovani venne affidato lo studio dei locali di Sidra per migliorare la collocazione del personale. Più recente la consulenza da quasi 40mila euro per Giuseppe Pollicino, ex esperto di Musumeci alla presidenza della Regione Siciliana dal 2018 al 2022, per cinque anni consigliere comunale a Lentini ed ex segretario politico provinciale del partito La Destra – Alleanza Siciliana, fondato da Francesco Storace e dallo stesso Musumeci. Ma oltre alla questione nomine ci sono i nodi irrisolti legati alla gestione. Catania è la prima città metropolitana in Italia per sprechi di acqua immessa nella rete idrica e da 20 anni aspetta l’avvio del progetto di adeguamento e potenziamento dell’impianto di depurazione Pantano d’Arci, il più grande della provincia e il secondo della Sicilia dopo quello di Palermo.