“No alla cultura dello stupro”. Palermo scende in strada per manifestare contro la violenza di genere. Dopo lo stupro del branco su una ragazza di 19 anni al Foro Italico, sabato sera un migliaio di ragazzi e ragazze ha marciato in segno di protesta. Dalla Vucciria, da dove cioè i sette ragazzi, secondo le indagini, hanno iniziato ad istigare la ragazza a bere e fumare, fino alla Cala, cuore della movida palermitana. “Una passeggiata rumorosa”, l’hanno definita le organizzatrici di Non Una di Meno, il movimento transfemminista attivo da anni contro la violenza di genere. “Sì ai corpi liberi, no ai corpi controllati. No a militarizzazione della città, sì alla lotta transfemminista TI RISSI NO (Ti ho detto no, ndr)”, questo il manifesto esposto alla fine della manifestazione. Cori, interventi, perfino il tintinnio delle chiavi, per dire che “Senza consenso è stupro”.
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Una risposta popolare dopo la notizia dell’aggressione di sette ragazzi sulla 19enne, dello scorso 7 luglio (ma la notizia è stata divulgata dopo gli arresti dei ragazzi a metà agosto): “Avvertiamo l’esigenza di sfruttare ogni singola occasione per portare avanti lo sradicamento della cultura dello stupro strutturale al sistema patriarcale, la natura classista e la morbosità mediatica della sua narrazione”, così hanno sottolineato in una nota le attiviste di Nudm Palermo. Una massa di giovani ha riempito le strade della movida palermitana anche per puntare il dito contro i media che hanno seguito la cronaca dello stupro del branco di Palermo con “malsano voyerismo”, mentre “si smussa, si smorza, diviene cautela e spesso reticenza quando il fatto di cronaca ha per protagonista il figlio del presidente del senato La Russa, ad esempio”. Una violenza che secondo le organizzatrici è “sistemica in seno alla nostra società, nelle differenti forme che essa assume in contesti diversi”. Dal corteo anche critiche contro misure di sicurezza annunciate dal Prefetto: “Fiducia nello Stato non ne abbiamo, l’autodifesa è nostra e non la deleghiamo”, questo hanno cantato in coro. Mentre da Non una di Meno hanno lanciato un messaggio chiaro: “Le strade della nostra città, sono luoghi che ci appartengono e che vogliamo affini ai nostri desideri e bisogni…Come più volte espresso nel corso dell’assemblea popolare, le soluzioni proposte dalle istituzioni nazionali e locali, ovvero l’inasprimento delle pene, i divieti alla pornografia, la militarizzazione del territorio non solo non sono soluzioni utili a diminuire le violenze, ma hanno come unico effetto il restringimento degli spazi sicuri, la limitazione degli spazi di aggregazione sociale e delle libertà”.
La sicurezza può avvenire solo attraverso una risposta collettiva, hanno indicato le organizzatrici: “Ieri abbiamo appunto ribadito che la città sicura la fa la comunità transfemminista che la vive, la agisce, la attraversa. L’unica risposta valida a un problema radicato, diffuso e sistemico è una risposta collettiva, che parta dall’assunzione di responsabilità – a partire dalla totale assenza di tutele per chi denuncia, dalla definanzializzazione dei centri antiviolenza, dallo smantellamento dei consultori e dalla totale assenza di qualsiasi forma di educazione all’affettività nelle scuole– e dalla volontà di decostruire insieme ogni espressione di mascolinità tossica e attitudine abusante del patriarcato”.