“Su Cortina si è abbattuta la tempesta Zaia”. Facendo un gioco di parole con la micidiale perturbazione (Vaia) che alcuni anni fa sconvolse le montagne del Bellunese e del Trentino, una cinquantina di persone, in gran parte studenti, hanno dato vita a un flash mob a difesa del bosco di Ronco, ai piedi delle Tofane. Lì dovrebbe sorgere la pista da bob da 124 milioni di euro per le Olimpiadi Invernali 2026, fortemente voluta dalla Regione Veneto. Il cantiere, che inizialmente prevedeva l’abbattimento di 3 ettari e mezzo di bosco, in realtà si è esteso a 5 ettari, ma tutta l’area interessata ai lavori sarà di circa 12 ettari, che dovranno poi essere ripristinati.

I manifestanti di Italia Nostra si sono simbolicamente legati alle piante con i nastri bianchi e rossi che delimitano il cantiere. Hanno abbracciato gli alberi. “Spariranno almeno 500 larici, alti anche 30 metri, che fanno parte di un bosco di questo genere unico alla quota di 1.200 metri” ha spiegato Luigi Casanova, presidente onorario di Mountain Wilderness. Parte degli alberi vennero piantati subito dopo le devastazioni della Prima Guerra Mondiale, altri sono molto più vecchi. Roberta De Zanna, consigliere comunale di “Cortina Bene Comune” ha scritto per questo a Soprintendenza, Regione Veneto, Provincia di Belluno, Comune di Cortina, ministeri dell’Ambiente e della Cultura, nonché ai Carabinieri Forestali. Ha chiesto “copia delle autorizzazioni rilasciate per procedere al taglio degli alberi per una superficie di 35.000 mq. Trattandosi di un bosco con piante con più di 70 anni, sussistente in un’area sottoposta a vincolo paesaggistico quale è tutto il territorio di Cortina d’Ampezzo, per il taglio si rende necessaria una specifica autorizzazione paesaggistica”.

Il tema dell’impatto ambientale delle Olimpiadi a Cortina sarà al centro del Venice Climate Camp che si terrà a Venezia dall’8 al 10 settembre.

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