Benvenuti nell’era del falso, il colpo di frusta della globalizzazione! Dalle griffe, vendute per poche decine di dollari nelle strade newyorkesi di Soho, alle foto generate dall’intelligenza artificiale (AI) sui social media, tutto è falsificabile, incluse le carriere dei volti celebri e gli scoop giornalistici. Nella giungla del non vero non esistono certezze e quasi senza accorgersene l’individuo è costretto a ripiegarsi su se stesso, nel minuscolo spazio che riesce a controllare, quello dove può ancora distinguere il vero dal falso. Ma si tratta di uno spazio progressivamente indifendibile, grazie all’intelligenza artificiale anche la realtà immediata si sta falsificando. E’ questa la mecca della frode.
Quest’inverno mia madre che ha 90 anni ha ricevuto ben tre telefonate-frode. In tutti i casi la voce disperata di uno dei suoi nipoti la implorava di pagare alcune migliaia di euro per essere rilasciato dietro cauzione. I meccanismi di pagamento erano diversi, ma tutti richiedevano pagamenti in contanti. Fortunatamente mia madre non è caduta nella trappola, è però rimasta sconvolta dalle chiamate perché non aveva dubbio che ad implorarla fosse la voce di uno dei suoi nipoti. Questo tipo di truffa è possibile grazie alla nuova tecnologia del riconoscimento e riproduzione della voce, bastano poche frasi per costruire in pochi minuti l’intero vocabolario di un individuo, con tanto di inflessioni dialettali. Uno strumento potentissimo contro anziani e genitori, ma che potenzialmente può diventare una leva per convincere o costringere chiunque ad agire in un certo modo, vedi per esempio i video di leader politici che attraverso i social media diventano virali e che contengono messaggi falsi.
L’intelligenza artificiale con i suoi modelli di linguaggi sta offrendo al crimine organizzato una nuova piattaforma di lancio da dove amplificare il raggio di gettata delle frodi. Già prima dell’avvento di AI la tecnologia aveva prodotto un grosso impeto nell’industria della frode. Nel 2022, negli Stati Uniti i consumatori che ne sono stati vittima hanno perso 8,8 miliardi di dollari, il 44 per cento in più che nel 2021. Uno dei settori dove si è registrato un aumento significativo è quello delle frodi bancarie. Responsabile in parte la pandemia, che ha aumentato l’online banking, amplificando così il numero delle potenziali vittime.
Ma il settore del crimine cibernetico va al di là della frode bancaria e include attività come il ransomware, dove le banche dati delle imprese vengono sequestrate e per liberarle bisogna pagare riscatti miliardari. E come succedeva con i sequestri di persona, spesso le imprese negoziano senza allertare le forze dell’ordine. Ciononostante, le statistiche del crimine cibernetico sono impressionanti, si parla di ottomila miliardi di dollari, una cifra superiore a quella del Pil giapponese, la terza economia mondiale. Secondo uno studio di Cybersecurity Venture entro il 2025 questo settore del crimine arriverà a 10.500 miliardi di dollari.
Psicologicamente, l’era del falso poggia su una fittizia percezione della realtà, dove la normalità e il quotidiano hanno sempre meno spazio. E’ facile cadere vittima di sofisticati schemi di investimento online che promettono interessi superiori a quelli del mercato perché si è abituati a credere in tutto ciò che è fuori dalla normalità. L’eccezionalità è la regola e quindi perché non credere nelle offerte di lauti guadagni prospettate da un’impresa finanziaria che sullo schermo si presenta come infallibile, con tanto di pedigree digitale? Quello della frode finanziaria online è oggi uno dei settori in maggiore crescita.
Se AI ha prodotto un’accelerazione eccezionale del processo di distruzione del reale, dall’11 settembre ad alimentare la passione popolare per il falso eccezionale è stata la stampa. Non esiste notizia che non sia fuori dal comune, unica, irripetibile e possibilmente catastrofica. Un settore che ben si presta a questo tipo di propaganda è il clima. Ogni estate fuochi, uragani e terremoti danno ossigeno ai media tradizionali e ai social media, si tratta di notizie che alimentano la curiosità morbosa per le catastrofi che ormai tutti possiedono e che vengono consumate come fast-food, velocemente, per poi essere subito dimenticate. Spesso si individuano eventi isolati particolarmente drammatici e si presentano al pubblico generalizzati. L’uragano Hilary, ad esempio, che ha colpito il sud della California lo scorso weekend ha riempito i notiziari e i social media con previsioni e immagini apocalittiche nell’area di San Diego.
Io che ero lì ho visto solo piagge tropicali durante una giornata e nessuna tempesta di vento. La manipolazione delle notizie in chiave catastrofica alimenta lo scetticismo nei confronti della narrativa ufficiale: nel caso del clima tutto ciò diventa particolarmente pericoloso, perché indebolisce ulteriormente il fronte dell’attivismo climatico.