La storia degli stupri di Caivano, il clima di “morte e paura” denunciato da don Patriciello, ha la sua prima ricaduta immediata sulle famiglie delle due vittime. Le due bambine sono in casa famiglia e allontanate dal contesto famigliare. Genitori e altri parenti che sono rimasti lì nel Parco Verde che sembra diventato un deserto in attesa che l’inchiesta prosegua. Gli indagati sono a piede libero e gli accertamenti sono ancora in corso. Per questo le famiglie delle vittime chiedono sicurezza e protezione: “Aiutateci ad andare via dal Parco Verde, a cambiare città per dare un futuro ai nostri figli, per strapparli dalle grinfie della pedofilia, della prostituzione e della criminalità”. Un appello lanciato allo Stato, in occasione del Consiglio dei ministri, da parte dei genitori di una delle due cuginette. Un grido di allarme lanciato attraverso il loro legale, l’avvocato Angelo Pisani: “Le istituzioni preposte potrebbero adottare la stessa norma che tutela i pentiti di mafia, ai quali viene data l’opportunità di farsi una nuova vita con un nuovo nome, un nuovo lavoro e una nuova casa“.
Il tribunale dei Minorenni di Napoli ha disposto l’allontanamento delle bambine dai luoghi dove sarebbero avvenute le violenze: adesso si trovano in una casa famiglia dove possono vedere i familiari in un ambiente protetto e sotto il controllo di uno psicologo. “A distanza di dieci anni dal caso di Fortuna Loffredo – sottolinea Pisani – nulla è cambiato nel Parco Verde. Anche i miei assistiti vogliono seguire la stessa strada di Mimma (la mamma di Fortuna) che ora vive altrove, lontano da questo inferno. Lo Stato che aiuta i pentiti di camorra a maggior ragione dovrebbe farlo per aiutare i bambini che in queste periferie degradate rischiano addirittura la vita, com’è accaduto proprio a Fortuna”. Il riferimento è alla bambina che nove anni fa fu uccisa dall’uomo che la sottoponeva ad abusi sessuali, ai quali la piccola vittima si era ribellata.