Si avvicina l’introduzione strutturale di un’indennità di discontinuità strutturale per i lavoratori dello spettacolo. Il consiglio dei ministri ha esaminato in via preliminare il decreto legislativo previsto dalla legge delega di riordino nel settore approvata nell’estate 2022 dal governo Draghi. Lo scorso dicembre i lavoratori del comparto avevano protestato per l’assenza di risorse – nella prima legge di Bilancio del governo Meloni – per finanziare la misura. Poi, attraverso un emendamento del Pd, è stato approvato lo stanziamento di 100 milioni di euro, insufficienti per riconoscere a tutti una cifra rilevante. “Finalmente si è riusciti ad arrivare a far riconoscere la discontinuità come una delle grandi peculiarità del lavoro dello spettacolo”, festeggia comunque Assoartisti Confesercenti. In attesa dei dettagli, “viene constatato il vero lavoro che l’artista fa anche per lo studio, la preparazione, le prove di ogni singola performance e riconosciuta la dignità del lavoro nello spettacolo così come esiste in tutti gli altri settori”.
L’indennità sarà riconosciuta ai lavoratori autonomi, compresi quelli con rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, e ai subordinati a tempo determinato e intermittenti a tempo indeterminato del settore dello spettacolo, che non siano titolari della indennità di disponibilità. Spetterà ai cittadini Ue residenti in Italia da almeno un anno con un reddito Irpef nell’anno precedente non superiore a 25mila euro e che abbiano maturato almeno 60 giornate di contribuzione accreditata al Fondo pensione lavoratori dello spettacolo, senza contare le giornate eventualmente riconosciute a titolo di indennità di discontinuità di Alas o Naspi. Inoltre bisognerà dimostrare che nell’anno precedente a quello della richiesta si è svolto effettivamente lavoro nel mondo dello spettacolo e non si sono avuti rapporti di lavoro a tempo indeterminato né pensioni. L’indennità – corrisposta in un’unica soluzione entro il 30 giugno di ogni anno – sarà riconosciuta per un numero di giornate pari ad un terzo di quelle accreditate al Fondo pensione lavoratori dello spettacolo nell’anno precedente, detratte le giornate coperte da altra contribuzione obbligatoria o indennizzate ad altro titolo, nel limite della capienza di 312 giornate annue complessive. La misura giornaliera dell’indennità è calcolata sulla media delle retribuzioni imponibili in rapporto alle giornate oggetto di contribuzione.
Tra i lavoratori discontinui del settore dello spettacolo che potrebbero beneficiare della misura ci sono artisti e interpreti, operatori di cabine di sale cinematografiche, impiegati amministrativi e tecnici dipendenti da enti e imprese dello spettacolo, radiofoniche, televisive o di audiovisivi, della produzione cinematografica, del doppiaggio e dello sviluppo e stampa. Ma anche maschere, custodi, guardarobieri, addetti alle pulizie e al facchinaggio, autisti dipendenti dalle stesse imprese, impiegati e operai dipendenti da imprese di spettacoli viaggianti.
I lavoratori che prendono l’indennità parteciperanno a “percorsi di formazione continua e di aggiornamento professionale nelle discipline dello spettacolo, anche mediante l’utilizzo delle risorse dei fondi paritetici interprofessionali”, stando a una bozza. I corsi saranno finanziati “in tutto o in parte, nell’ambito delle programmazioni regionali delle misure di formazione e di politica attiva del lavoro o nell’ambito dei programmi nazionali, ivi compreso il Programma nazionale per la Garanzia occupabilità dei lavoratori (GOL), di cui alla Missione 5, Componente 1, del Piano nazionale di ripresa e resilienza”.
Dal 1° gennaio 2024 per i lavoratori discontinui del mondo dello spettacolo “è dovuto un contributo a carico del datore di lavoro o committente con aliquota pari all’1 per cento dell’imponibile contributivo, nonché un contributo di solidarietà a carico dei lavoratori iscritti al Fondo pensione lavoratori dello spettacolo, pari allo 0,50 per cento della retribuzione o dei compensi eccedenti il massimale contributivo previsto per gli iscritti al Fondo pensione lavoratori dello spettacolo e stabilito annualmente”, si legge nella bozza. Per i lavoratori subordinati, “il contributo addizionale è pari all’1,10 per cento dell’imponibile previdenziale” anziché al 1,4 percento, senza l’aumento di 0,5 punti percentuali in occasione di ciascun rinnovo come era invece stabilito dal decreto lavoro del 2012.