Le interferenze politiche. I dissidi sullo staff. Il rapporto personale logorato. Era tutta una farsa: come previsto, è bastato aspettare pochi giorni e seguire l’odore dei soldi per smascherare il bluff di Roberto Mancini. L’ex ct della nazionale ha lasciato l’Italia non per onore ma per denaro: ha firmato un contratto triennale da 25/30 milioni a stagione per guidare la nazionale dell’Arabia Saudita, mentre in Italia per quella azzurra ne prendeva 4,5. Ecco la “scelta personale” del Mancio .

Viene da sorridere (amaramente) a ripensare a quel post su Instagram, dove l’allenatore aveva archiviato con queste due parole le sue dimissioni dalla panchina azzurra, un autentico fulmine a ciel sereno in pieno agosto. Poche righe sui social network, evidentemente insufficienti, poi seguite da un paio di interviste per ribattere alla campagna orchestrata dalla Federazione tradita, adducendo tutta una serie di motivazioni per l’addio, passando quasi da vittima. E magari qualcuno ci aveva pure creduto. Il tentativo patetico di salvare la faccia ha resistito pochi giorni, smontato dalla realtà: la firma a una proposta milionaria che evidentemente era arrivata da tempo, come dimostra l’ufficialità e quel video di presentazione in cui l’ex ct si rivende persino i trionfi con l’Italia tradita, l’ennesima caduta di stile del mister dal ciuffo impeccabile.

Attenzione, qui nessuno vuole fare facili moralismi: l’Arabia sta ricoprendo d’oro calciatori e allenatori di tutto il globo, dove porterà questa campagna espansionistica è tutto da vedere, ma intanto sono in molti ad aver ceduto alla tentazione, Mancini non è il primo e non sarà l’ultimo. Si potrebbe semmai rinfacciargli la scarsa riconoscenza nei confronti di una Federazione, del presidente Gravina e di tutto il sistema italiano che gli aveva riconfermato la fiducia dopo la mancata qualificazione a Qatar 2022, il punto più basso della sua carriera e della nostra storia. Ma anche di questo c’è poco da sorprendersi nel calcio moderno.

Il punto non è tanto l’addio ma la pantomima: sarebbe bastato essere onesti, dire “me ne vado perché l’offerta è irrinunciabile”. L’Italia probabilmente non avrebbe apprezzato ma avrebbe capito. Invece sono state accampate scuse e motivazioni, glissando sull’offerta saudita come fosse una remota eventualità futura, quando invece era praticamente tutto fatto. Così è stato preso in giro un Paese intero, prima che la Federcalcio. Un affronto che non può passare impunito.

Nessuna damnatio memoriae, per carità: la storia non si cancella, Mancini resterà il ct che ha vinto l’Europeo 2021 ma verrà ricordato solo per la figuraccia mondiale e il tradimento saudita. Lo ha voluto lui. Ma visto che, come dimostra l’epilogo, in questa brutta storia i sentimenti e i principi non c’entrano nulla, è solo questione di soldi, è coi soldi che dev’essere regolata: la Federazione adesso gli faccia causa, gli chieda un risarcimento per il devastante danno d’immagine e sportivo che ha arrecato a tutto il movimento. Mancini ha lasciato una nazionale allo sbando, a Ferragosto, a meno di un mese dalla sfida decisiva per andare a Euro 2024, obiettivo che rappresenta la sopravvivenza dell’intero sistema calcio italiano, mentre aveva un contratto da poco rinnovato per altri tre anni. Se fosse stato esonerato, avrebbe preteso il suo stipendio fino all’ultimo centesimo: perché non dovrebbe valere al contrario? In fondo per i tanti calciatori che hanno ceduto alle sirene arabe, i club di appartenenza hanno ricevuto fior di milioni per il cartellino. Troppo comodo scappare con la scusa delle dimissioni. Mancini saldi il debito, non solo di riconoscenza, che ha nei confronti del calcio italiano. E poi a mai più rivederci.

Twitter: @lVendemiale

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