In soli tre mesi ha promesso di dare due schiaffi in faccia e rovinare la vita a un signore che ha ‘osato’ pulirsi le scarpe in una fontana, annunciato di voler spaccare la testa e definito un “coglione” il responsabile della comunicazione della giunta e, nelle scorse ore, ha cercato il contatto fisico nell’aula consiliare con un esponente dell’opposizione dopo avergli intimato di smetterla di ridere “altrimenti ti saltano via tutti i denti dalla bocca”. A Stefano Bandecchi sono bastate un pugno di settimane da sindaco di Terni per farsi notare anche da chi non lo conosceva nella sua vita precedente da deus ex machina di UniCusano, che gli è costata un’indagine con sequestro da 20 milioni di euro, nonché da presidente della Ternana che sputava addosso ai tifosi e da ex parà della Folgore, esperienza mai dimenticata tanto da indossare un anno fa una t-shirt con la scritta “Belli come la vita, neri come la morte”.
Se le precedenti esternazioni da macho manesco di Bandecchi erano morte nella polemica mediatica e politica, le minacce e il tentativo di aggressione al consigliere di Fratelli d’Italia durante una seduta dell’assise comunale rischiano di avere strascichi più pesanti. Il sindaco è stato definito “picchiatore” dal Pd ma sono tutte le opposizioni a protestare. Non solo a parole. Le minoranze sono andate dal prefetto di Terni Giovanni Bruno per rappresentare quanto avvenuto nei confronti di Orlando Masselli e Marco Celestino Cecconi, esponenti di Fratelli d’Italia. Uno “spettacolo vergognoso” per i dem. “Forse chi fino ad oggi ha considerato Bandecchi semplicemente come un uomo pittoresco e strafottente, un ricco ‘guascone’, ha la possibilità di comprenderne davvero la natura, che è quella di una persona incapace di ricoprire un ruolo istituzionale, benché meno essere la guida e il massimo rappresentante di una comunità”, scrive il Pd di Terni. Stessi toni usati dalla Lega che parla di un “comportamento di chi evidentemente è più avvezzo alle risse da bar che non al dibattito politico”. Motivo per cui, sostiene il Carroccio, Bandecchi “non è in grado di fare il sindaco anche per manifesta incapacità di controllare i suoi impeti e dovrebbe smetterla con questo atteggiamento”.
La rissa sfiorata in consiglio comunale rappresenta solo l’apice di un climax iniziato mesi fa dal sindaco senza savoir faire con l’attitudine da saloon più aderente a un film di Bud Spencer che a palazzo di città. Eletto a capo di una coalizione civica guidata da Alternativa Popolare, il suo partito ‘ereditato’ da Angelino Alfano, Bandecchi – autodefinitosi un “democristiano con la spada” – aveva aperto la sua avventura in politica con un video in cui annunciava di voler sostanzialmente perseguitare un uomo che aveva pulito le sue scarpe in una fontana pubblica. “Ho già detto che dobbiamo fargli il massimo della multa possibile”, spiegava su Instagram. E fin qui, l’aplomb da sindaco. “Il signore ha fatto anche un po’ lo scemo dicendo che era stato mandato dal comune… io consiglierei ai prossimi imbecilli di non presentarsi perché adesso vi do la telecronaca precisa di quello che accadrà a questo signore”, aveva iniziato a esondare. Quindi l’escalation: “Come minimo gli sequestriamo le scarpe e gli diamo fuoco poi non so se la legge ci autorizza a dargli anche due schiaffi in faccia”. Fino alla minaccia finale: “Giuro che farò tutto quello che è possibile per me per rovinargli la vita”.
Quindici giorni dopo, rieccoci: diverbio e mani addosso a un giornalista, Gianluca Diamanti, in pubblica piazza, a due passi dal Comune. Si difese così, sempre con garbo: “È un coglione, mi ha messo le mani addosso. Dice di essere un giornalista ma per me non vale niente manco come persona. Se lo rivedo gli spacco la testa”. Diamanti, tra l’altro, era il responsabile comunicazione della giunta guidata proprio da Bandecchi. Dev’essere sempre valido il motto “molti nemici, molto onore” anche se il sindaco di Terni ha ribadito cento volte, anche quando indossò la maglia che conteneva una citazione del gruppo Spqr, di non essere fascista. Restano un passato missino e tra i parà della Folgore, trascorsi sempre appuntati sul petto con orgoglio. Insieme ai modi rudi, quelli che il Pd di Terni chiama da “picchiatore”, ora sfoggiati anche dentro l’aula del consiglio comunale trasformata in un saloon del far west dal sindaco tutto muscoli e maniere forti. Si fermò solo una volta, quando voleva acquistare il Livorno da Aldo Spinelli nel 2014. La curva labronica, la più rossa d’Italia, glielo disse chiaramente: “Bandecchi attento… a Livorno fischia ancora il vento”. Non se ne fece più nulla, ma forse l’attuale primo cittadino di Terni stava arrotolando le maniche della camicia anche in quella occasione. Perché lui non ha mai fatto mistero della sua postura. A Il Fatto Quotidiano lo disse chiaramente: “Non mi faccio passare la mosca sotto al naso. Tu mi vuoi fregare? Ti dico solo: guardami negli occhi e poi sparisci”. Per Bandecchi resta sempre una questione muscolare, anche ora che è seduto su una poltrona da sindaco.