Un film post apocalittico con una spruzzata di fantasy all’italiana. Nina dei lupi aprirà la sezione collaterale delle Giornate degli Autori dell’80 Festival di Venezia. Il film diretto da Antonio Pisu e prodotto dalla Genoma film del fratello Paolo Rossi Pisu è tratto dal romanzo omonimo di Alessandro Bertante. A causa di una improvvisa tempesta solare il mondo implode: niente più elettricità, il cibo si esaurisce drasticamente e la gente sbandata e sopravvissuta si isola armata e recalcitrante a stabilire contatti con il prossimo. A Piedimulo, un paese di montagna separato apparentemente dal mondo per una frana che ostruisce il tunnel attraverso il quale vi si accede, vive una piccola comunità autoctona e tra questi l’orfana Nina che cresce col nonno attivando un forte legame con la natura circostante.
L’arrivo improvviso di un losco figuro (Sergio Rubini), che verrà accettato a malavoglia dalla comunità, sarà il cavallo di troia per una banda di predoni sanguinari e senza scrupoli. A quel punto il mistero attorno a Nina – è una strega? ha poteri sovrannaturali? – avrà risposta e tutto non sarà (nuovamente) come prima. Gli sceneggiatori Pierpaolo De Mejo, Annapaola Fabbri, Tiziana Foschi (Premiata Ditta, ricordate? Qui anche attrice), e dello stesso Pisu opta per una robusta e impervia riscrittura del romanzo di Bertante (peraltro coraggiosissimo). Il risultato è una specie di Marvel movie alpino al posto di un oscuro e intrigante testo di partenza. Il film lascia infatti, tra le tante modifiche di scrittura, spazio e importanza all’esplosione delle forze extrasensoriali di Nina più che ad un soffuso senso di trasformazione antropologico da patriarcale a matriarcale del libro. In sala dal 31 agosto.