Sullo stupro di gruppo di Palermo il Garante della privacy era già intervenuto la settimana scorsa per ricordare a chiunque condivida o cerchi di entrare in possesso del video della violenza sessuale avvenuta lo scorso 7 luglio ai danni di una ragazza di 19 anni, subirà le conseguenze, anche penali, delle sue azioni. Adesso l’Autorità è tornata a occuparsi della vicenda, questa volta per annunciare l’avvio di un’istruttoria nei confronti dei siti che hanno diffuso le generalità della vittima della violenza sessuale.

Il Garante della protezione dei dati personali si riserva inoltre di adottare i provvedimenti ritenuti necessari e di informarne l’autorità giudiziaria per le valutazioni di competenza. “Nonostante le regole deontologiche dei giornalisti impongano chiaramente di rappresentare fatti di cronaca di questa gravità senza indugiare in dettagli che possano portare a individuare le vittime di violenza, si sono registrati – si legge in una nota dell’autorità – diversi casi in cui l’informazione è stata da subito caratterizzata da un eccesso di particolari e da una morbosa attenzione sulla vicenda”.

Per questa ragione l’Autorità nei giorni scorsi ha emanato specifici provvedimenti di avvertimento per richiamare l’attenzione sull’esigenza di rispettare i parametri normativi a difesa delle vittime di violenza sessuale. La diffusione dei dati personali della ragazza, ha ricordato il Garante, oltre che in contrasto con la normativa in materia di protezione dei dati personali, viola un preciso articolo del codice penale: il 734 bis (Divulgazione delle generalità o dell’immagine di persona offesa da atti di violenza sessuale). L’Autorità evidenzia anche il rischio che la pubblicazione dei nomi e cognomi degli altri protagonisti finisca per rendere comunque identificabile in via indiretta la ragazza. Il Garante richiama quindi nuovamente tutti gli operatori dell’informazione e, più in generale, chiunque ritenga di occuparsi pubblicamente della vicenda, ad astenersi dall’ulteriore divulgazione delle generalità della vittima e ad adottare forme di comunicazione coerenti con la tutela della dignità della persona, evitando di aggiungere, seppur involontariamente, violenza a violenza.

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