Confermando l’attacco effettuato con il lancio di un mattone contro la propria ambasciata a Pechino, il governo di Tokyo denuncia il clima di intimidazione vissuto in Cina dai propri cittadini in seguito alla notizia sull’avvio del rilascio nell’oceano Pacifico delle acque reflue della centrale nucleare di Fukushima.
Due scuole giapponesi presenti in Cina hanno registrato episodi di minacce, tanto che domenica 27 agosto il ministero degli Esteri giapponese Yoshimasa Hayashi ha rivolto un appello ai cittadini invitandoli ad adottare una serie di atteggiamenti precauzionali, come l’essere “cauti nei discorsi e nel comportamento e a non parlare giapponese inutilmente o a voce troppo alta”. In risposta, il ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin ha dichiarato che “la Cina protegge sempre la sicurezza, i diritti e gli interessi legittimi degli stranieri in Cina, in conformità con la legge”, esortando la parte nipponica “ad affrontare le legittime preoccupazioni di tutte le parti, a fermare immediatamente lo scarico di acqua contaminata dal nucleare in mare, a consultarsi pienamente con i suoi vicini e le altre parti interessate e a smaltire seriamente l’acqua contaminata dal nucleare in un modo responsabile”.
Sulla quesitone il Giappone punta a rassicurare i suoi vicini e l’intera comunità internazionale; i dati diffusi dalle autorità nipponiche parlano infatti di livelli di elementi radioattivi “inferiori a quelli rilasciati dalle centrali nucleari durante il loro normale funzionamento”. La Cina dovrebbe “fornire informazioni accurate” sul rilascio dell’acqua di Fukushima “piuttosto che sollevare inutilmente le preoccupazioni della gente fornendo dati senza alcuna base scientifica”, ha aggiunto il ministro degli Esteri Hayashi.