Nessuna sorpresa. Nessun ribaltone, né terremoto per il tanto temuto torneo a 21 squadre. Il Consiglio di Stato conferma i pronunciamenti del Tar (e indirettamente anche le scelte della FederCalcio): il Lecco e il Brescia sono in Serie B, respinti i ricorsi del Perugia (che quindi giocherà in Serie C) e anche della Reggina, che però a questo punto dovrà ripartire addirittura dai Dilettanti. Adesso il campionato può cominciare per davvero, dopo il debutto a singhiozzo negli scorsi weekend, con le “X” nel calendario e le giornate sospese.

Si chiude così la telenovela giudiziaria dell’estate. Nel caso del Lecco si può dire almeno che abbia vinto il merito sportivo. Quella dei lombardi, promossi sul campo e retrocessi a tavolino a causa in un inghippo burocratico sulla disponibilità dello stadio, era la vicenda più simbolica. La sentenza del Tar aveva abbastanza indirizzato l’epilogo (tant’è vero che il Lecco nelle ultime settimane, pur essendo in stand-by, si è mosso sul mercato per attrezzarsi per la cadetteria) e per una volta non ci sono stati colpi di scena. Il Consiglio di Stato ha ribadito che il Lecco è stato vittima della burocrazia e di una scadenza (quella del 20 di giugno) impossibile da rispettare, dal momento che solo 48 ore prima, il 18, aveva ottenuto la promozione. Tutti i ragionamenti del Perugia (che sperava nel ripescaggio) sulla perentorietà dei termini sono quindi venuti meno.

Discorso diverso, per certi versi anche più spinoso, per la Reggina: qui il problema era dovuto alla discrepanza fra le norme federali e la sentenza del Tribunale di Reggio Calabria, che aveva assegnato tempi più larghi per il pagamento dei debiti tributari. In questo caso i giudici hanno ribadito l’autonomia del diritto sportivo e perciò la sentenza è forse persino più importante per la Figc, che guardava a questo ricorso con più timore che all’altro. Con il Consiglio di Stato le sentenze diventano definitive e i verdetti inappellabili: Lecco (come da promozione) e Brescia (ripescato) in Serie B, Perugia retrocesso sul campo in C, la Reggina che l’anno scorso era finita settima non avendo presentato domanda scivolerà addirittura nei Dilettanti, e dunque i calabresi sono senz’altro i veri sconfitti di tutta la vicenda.

Questo è il punto conclusivo della storia. In questi casi è difficile parlare di lieto fine (i tifosi della Reggina sicuramente non saranno d’accordo), ma certo per il sistema si tratta della miglior soluzione possibile nella situazione peggiore. Le sentenze dei giudici hanno sostanzialmente dato ragione a Figc e Serie B: hanno fatto bene a schierarsi dalla parte del Lecco e del merito sportivo, concedendo una proroga, e invece ad essere inflessibili nei confronti della Reggina che paga per colpe essenzialmente sue (bastava pagare nei termini indicati da mesi i debiti, pochi spiccioli, parliamo di 700mila euro, per non avere problemi).

Detto ciò, bisogna anche ricordare che tutto questo caos, in particolare per quanto riguarda il Lecco, è stato generato proprio dalla sciatteria delle istituzioni: nella sentenza infatti il Consiglio di Stato ribadisce (ma in fondo lo aveva già ammesso in udienza al Coni la Figc), che “all’aggiornamento del calendario delle partite di play off della serie C non è seguito, come pure sarebbe stato auspicabile, un aggiornamento in funzione di coordinamento delle tempistiche stabilite dal manuale delle licenze”. La Federazione insomma ha sbagliato, e anzi i giudici aggiungono una tirata di orecchie specificando che una simile accortezza “resta auspicabile per i futuri campionati”. Una stupida disattenzione ha portato a un’estate di caos e due giornate azzoppate (anzi tre, anche il turno infrasettimanale odierna sarà giocato monco), poco male, ma avrebbe potuto costare anche un torneo a 21 e in quel caso i danni sarebbero stati devastanti. Insomma, poteva andare molto peggio. Ma anche meglio.

Twitter: @lVendemiale

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