di Carblogger

Un pezzo non si inizia mai con un se. Ecco, adesso sì: se la via alla diffusione dell’#autoelettrica è così piena di ostacoli – costi, ricariche, rinunce, abitudini – bisogna essere degli estremisti per tirare dritto. Anche perché non è vero che si vince solo al centro come da narrazione democristiana e dei suoi emuli simil-renziani. Non ci ritroveremmo con il governo più di destra della nostra storia repubblicana (copyright New York Times, insisto come molti colleghi stranieri, compreso uno spagnolo di non ricordo più quale giornale che lamentava: perché in Italia scrivete “Vox partito di estrema destra” e poi Giorgia Meloni è di centrodestra?). Fine digressione.

Insomma, se un top manager che pure corre nell’#autoelettrica dà degli “estremisti” ai politici di Bruxelles per aver tenuto ferma la data del 2035 sulla fine della produzione di motori endotermici in Europa, hanno ragione entrambi. Lui perché deve andare a mille e poi vivere di trimestrali, loro per parare i colpi di una opinione pubblica più spaventata dal cambiamento climatico nel giardino di casa che da una presunta ondata di auto cinesi a zero emissioni di cui non frega nulla.

Tempo fa leggevo un articolo di un banchiere tutto d’un pezzo, ex banchiere centrale a Francoforte, che sulla transizione energetica e dunque anche sull’#autoelettrica scriveva: guardate che ogni rinvio ci costa un sacco di soldi. Più diamo un calcio al barattolo, più il prezzo da pagare salirà. Forse ha ragione, ma solo un estremista poteva dirci: sbrigatevi. O magari il nostro a Milano aveva dimenticato di parcheggiare l’auto in garage e l’aveva trovata schiacciata da un tetto scoperchiato dal solito tifone.

Prendete l’uomo del marchio di #autoelettrica più famoso del mondo – e di verità nascoste, a sentire certe storie. Che fosse un estremista e non di sinistra (beh, un sudafricano bianco) lo sapevamo. Ma ci voleva il suo miglior rivale per ospitare sul nuovo social concorrente (poi tutto cancellato) la seguente accusa di un Ceo della stessa area super tech: il più famoso marchio di #autoelettrica – grazie a certe “bugie” che esaltavano autonomia e guida autonoma – ha danneggiato lo sviluppo della mobilità a zero emissioni e della concorrenza. Addirittura creando un “effetto gravitazionale” per cui “consumatori, gente di talento e finanziamenti” sono stati attratti lì piuttosto che distribuirsi fra più costruttori.

Beati gli estremisti. O no?

Ps Pure hashtaggare l’auto a zero emissioni è molto di parte, anche se non radicale come certi dibattiti sul tema, spesso più storming che brain. Hashtag, tentativo di convincere l’algoritmo a prenderti in considerazione e deviare, che so, il corso del diesel o le magnifiche sorti e progressive della mia Vespa. Che comprerò elettrica soltanto quando potrò portare la batteria a casa per una ricarica. Ma non da dieci chili, col cavolo. Sì, siamo tutti estremisti.

@carblogger_it

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