Un’altra estate all’insegna del pieno, di benzina. Sulle colonnine elettriche l’Italia sconta l’ennesimo grande ritardo infrastrutturale, ma pure gli incentivi promessi dal governo sono al palo da mesi, tanto che anche chi commercia i dispositivi non nasconde la preoccupazione. “Per il privato non c’è nulla, almeno per ora”, dicono ad esempio dalla e-Corner di Pontedera che vende wallbox anche per utenze domestiche private, proprio quelle per cui il governo Meloni, ormai otto mesi fa, aveva varato un apposito bonus fino all’80% del costo di installazione. Si tratta, sulla carta, di un contributo pubblico che vale fino a 1.500 euro per le stazioni di ricarica domestiche e a 8.000 euro se le strutture sono destinate a parti comuni di edifici condominiali.

Lo ha anche confermato per il prossimo biennio poche settimane fa, triplicando la dote da 40 milioni l’anno. Finora, però, nessuno lo ha visto. I fondi sono rimasti ostaggio dell’ennesima pastoia burocratica: il decreto attuativo che doveva indicare i criteri e le modalità di richiesta ancora non c’è, agli uffici interessati otto mesi non son bastati. I fondi a ben vedere erano già stati previsti nel Decreto Bollette del governo Draghi (Dl n.17 del 2022), dunque a marzo del 2022. Un’ulteriore “aggravante” del ritardo nell’operazione che doveva moltiplicare le colonnine domestiche e si trascina invece di mese in mese, beffando chi sostiene le ragioni dell’ambiente e chi confida nel progresso tecnologico di un settore che altrove corre a ritmi esponenziali, creando ricchezza e posti di lavoro.

Al Ministero delle Imprese e del Made in Italy incrociano le dita per settembre, quando dovrebbero terminare gli ultimi passaggi compresa la bollinatura della Corte dei Conti. Una nota al Fatto.it fissa così il nuovo impegno: “Sono in corso gli ultimi adempimenti amministrativi per implementare la misura, che sarà gestita da Invitalia attraverso una piattaforma dedicata. Attualmente, siamo in attesa che gli organi di controllo (Corte dei Conti) registrino appunto la Convenzione con Invitalia. Una volta completato l’iter amministrativo e contabile, sul sito del MIMIT saranno pubblicati in contemporanea sia il decreto attuativo che quello di apertura dello sportello online e alcune faq”.

La notizia della conferma del bonus aveva guadagnato titoli di giornale. Sui siti dei rivenditori, basta farci un giro, si ritrovano apposite sezioni “come ottenere il contributo”, peccato siano vuote da mesi perché nessuno lo sa. Le informazioni si limitano ancora a quanto già indicato nel Milleproroghe 2022, che a ben vedere è in vigore dal 30 dicembre 2022. Si tratta di un contributo del valore massimo dell’80% del prezzo di acquisto e installazione delle strutture elettriche ora esteso anche alle spese fino al 31 dicembre 2024. Ma per il 2023 ormai rimangono pochi mesi e siccome i fondi sono a esaurimento rischia di scattare la solita, vergognosa, corsa a rotta di collo per accaparrarsi per primi. Tra le ipotesi ancora in circolo, per evitare la figuraccia, quella di erogare il bonus sotto forma di rimborso delle spese già sostenute e documentate oppure tramite sconto. Resta poi da capire se tutto questo basterà a colmare il gap che vede il nostro Paese in fondo alle classifiche per punti di ricarica pubblici e privati: con 620 per milione di abitanti, l’Italia ne ha meno di un decino rispetto ai Paesi Bassi che sono in testa, meno della metà rispetto alla Francia.

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