Politica

Esautorato sui migranti, smentito a Caivano: così Meloni delegittima Piantedosi per rispondere al fuoco amico di Salvini

Prima il commissariamento sul dossier migranti, con la gestione dell’emergenza avocata da palazzo Chigi. Poi la smentita in pubblica piazza a Caivano: l’orrore subito dalle due cuginette violentate nel centro alle porte di Napoli è “un fallimento dello Stato” (video), mentre il ministro dell’Interno aveva detto esattamente il contrario quattro giorni fa. Così Giorgia Meloni ha lanciato un’offensiva silenziosa contro il suo ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, uomo di fiducia del suo principale alleato di governo, il leader della Lega Matteo Salvini. Un modo indiretto per colpire lo stesso Salvini, che nelle ultime settimane ha dato prova di voler sfidare la premier sui terreni più “identitari” – su tutti l’immigrazione e il caso Vannacci – per rubare consensi a Fratelli d’Italia in vista delle Europee 2024.

Tutto è iniziato lo scorso 28 agosto, quando in conferenza stampa il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano (un fedelissimo di Meloni) ha sciorinato i numeri di un “innegabile” boom degli sbarchi: “Dall’inizio dell’anno si è registrato un aumento del 103% degli arrivi via mare rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente” (video). E mentre Piantedosi si affrettava a rivendicare che il sistema dell’accoglienza “sta reggendo” – smentito dalle decine di sindaci, anche leghisti, incarogniti col governo per gli arrivi fuori controllo – la competenza sulla materia gli veniva sfilata affidandola al Cisr, il Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica, un organo presieduto dalla premier di cui fanno parte i ministri competenti e i rappresentanti dei servizi, che d’ora in poi sarà convocato “in modo permanente”.

Tre giorni dopo ecco una nuova delegittimazione, su un altro tema delicatissimo per Piantedosi: lo stupro di gruppo al Parco Verde di Caivano, dove due cugine di 10 e 12 anni sono state violentate più volte da un gruppo di ragazzi, quasi tutti minorenni. Finito sulla graticola, il ministro dell’Interno si era affrettato ad allontanare da sè qualunque responsabilità, in modo a dire il vero un po’ sgraziato: “Non è colpa delle istituzioni e men che meno del governo“. Ma a quanto pare è la stessa capa del governo a non pensarla così: “Siamo qui per riportare la presenza seria, autorevole e costante dello Stato italiano e delle istituzioni della Repubblica, che in territori come questo spesso non sono stati sufficientemente percepiti e forse sufficientemente presenti“, ha detto Meloni in visita alla cittadina. E ha ricordato la vicenda della piccola Fortuna Loffredo, la bimba di sei anni violentata e poi lanciata dall’ottavo piano del palazzo dove abitava il 24 giugno del 2014, proprio nel Parco Verde “Se oggi siamo qui quasi dieci anni dopo, significa che qui si è consumato un fallimento da parte dello Stato e delle istituzioni”.