Le scarpe da running più richieste sul mercato (di grandi marchi e spesso molto costose) vantano svariate tecnologie per migliorare l’esperienza di corsa, dall’antipronazione, allo shock absorption, dalla tomaia rinforzata all’ammortizzazione. Tecnicamente, questi modelli sono detti ‘massimalisti’ e sono realizzati con un tacco molto spesso, per consentire ammortizzazione e altre funzionalità che dovrebbero aiutare a correre meglio e in sicurezza. Ma un nuovo studio dell’Università di Harvard mette nel mirino questi modelli tecnologici, accusandoli di provocare maggiori lesioni agli arti inferiori.

Questo perché, secondo lo studio, il tacco rialzato potrebbe influenzare la velocità con cui i piedi toccano il terreno, aumentando il rischio di lesioni alle gambe. Dalla ricerca è emerso che le scarpe da corsa con un tacco più alto di circa 20 millimetri potrebbero causare maggior disagio e tensione nelle gambe inferiori rispetto a quelle con tacco basso o nullo. Tuttavia, anche altri aspetti delle scarpe da corsa potrebbero influenzare il rischio di lesioni, dicono i ricercatori. Nel momento in cui si corre, la caviglia compie movimenti all’indietro, in avanti e lateralmente quando il piede tocca il suolo. Questo contribuisce a mantenere la stabilità del corridore, generando al contempo una forza che lo spinge in avanti. Studi precedenti hanno dimostrato che le scarpe utilizzate per la corsa influenzano come caviglia e piedi si flettono. L’altezza del tacco di queste scarpe varia tipicamente da soli 1 o 2 millimetri fino a circa 40 millimetri, ma non è chiaro come queste differenze di altezza influenzino il movimento della caviglia e del piede.

Per scoprirlo, Ali Yawar e Daniel Lieberman dell’Università di Harvard hanno reclutato otto persone per correre su un tapis roulant per 30 secondi indossando quello che i ricercatori hanno definito scarpe “minimaliste”, realizzate in un materiale rigido con una suola alta 6 millimetri lungo la base. I partecipanti hanno anche corso indossando scarpe minimaliste con la stessa altezza della suola e un tacco di 6 millimetri, seguite da un tacco di 20 millimetri. Analizzando le registrazioni video dei corridori, ai quali è stato chiesto di toccare il terreno con il tallone per primo, i ricercatori hanno misurato come i loro piedi e le loro caviglie si muovevano immediatamente dopo che i talloni avevano toccato il pavimento. I ricercatori hanno scoperto che un’altezza del tallone maggiore aumentava la velocità del cosiddetto movimento di flessione plantare dei partecipanti, definito come il movimento del piede in direzione verso il basso, come quando si è in punta di piedi. Ciò potrebbe sovraccaricare il muscolo tibiale anteriore nella gamba inferiore e i suoi tendini, il che potrebbe causare disagio o tensione.

Un aumento della velocità del movimento di flessione plantare potrebbe comportare una maggiore tensione sui muscoli della gamba mentre cercano di contrastare questa accelerazione, aumentando il rischio di lesioni, afferma Irene Davis dell’Università della Florida del Sud. L’altezza del tallone delle scarpe da corsa è solo uno dei fattori che influenzano il movimento della caviglia, insieme ad altri come i materiali delle scarpe e la forma dei tacchi, precisa Davis. Seppur di piccole dimensioni, lo studio ha conferme precedenti nella letteratura a sostegno di questa ipotesi. Infatti, una ricerca dell’Oregon State University che è stata pubblicata sull’Orthopaedic Journal of Sports Medicine a luglio del 2022 ha concluso che le scarpe massimaliste portano ad una maggiore probabilità di lesioni, come la fascite plantare e le fratture da stress alla tibia.

Un altro studio pubblicato su Nature a settembre del 2020 puntava il dito sulle scarpe da corsa con la punta rialzata, pensate originariamente per rendere più confortevole il movimento durante la corsa. A lungo termine, però, i modelli con la punta all’insù potrebbero indebolire alcuni muscoli dei piedi, causando infortuni fastidiosi e dolorosi come la fascite plantare. Secondo alcuni esperti, le scarpe minimaliste da running potrebbero essere la migliore opzione per ridurre il rischio infortuni, soprattutto in caso di corridori occasionali o alle prime armi. Questi modelli hanno poca intersuola e rispettano la forma naturale del piede; dunque, non portano alcun tipo di correzione al movimento naturale della corsa e rafforzano i muscoli del piede, anche se sono meno adatte sulle lunghe distanze.

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