Calcio

Ti ricordi… Drazen Boban e Max Vieri: nati il 1° settembre e segnati dal confronto con un fratello più forte

In un caso il più forte è il piccolino, nell’altro il fratello più grande. Nascere il primo settembre, quando fai il calciatore e hai anche un fratello espone al rischio di essere “quello meno famoso”.
E’ nato il primo settembre di 58 anni fa Drazen Boban, centrocampista e fratello del ben più celebre Zvonimir detto Zvone, che sarebbe nato tre anni dopo. Comincia a giocare nel piccolo club del Mračaj di Runovic, una squadra della zona di Imoschi, città di 10mila abitanti che ha dato i natali ai Boban, e che nonostante piccolissima ha dato tre capitani alla nazionale (prima alla Jugoslavia e poi alla Croazia): oltre a Zvone Boban, c’è Ivan Gudelj e prima ancora Ivan Buljan per la Jugoslavia.

Drzen è un ottimo centrocampista e cresce nella Dinamo Zagabria: intanto però comincia a levarsi la leggenda del fratellino, Zvone, considerato uno dei migliori talenti della Jugoslavia.
Per un periodo, nel 1986, giocano insieme nella Dinamo che arriva seconda in campionato, poi Drazen passa all’Hajduk Spalato, salvo far ritorno alla Dinamo nel 1989. Le strade si separano di nuovo quando Zvonimir vola in Italia mentre la Jugoslavia è dilaniata dalla guerra, invece Drazen va a giocare prima nell’Olimpia Lubiana in Slovenia e poi per tre stagioni in Svizzera, al Chiasso, al Kriens e al Delemont per poi terminare la carriera in patria, nella vecchia Dinamo, all’epoca chiamata “Croazia Zagabria”. Di lui Zvone ha dichiarato: “Aveva talento, eleganza, ma le partitelle da bambini le vincevo io, ero più forte”. Mentre Drazen, che oggi si occupa di turismo, ha spiegato che “è sbagliato paragonare la mia carriera a quella di mio fratello: lui era un talento straordinario, io forse arei avuto bisogno di più supporto in alcune situazioni ma ho avuto il mio percorso”.

È nato il primo settembre del 1978 invece Massimiliano Vieri, più piccolo di cinque anni rispetto a Christian. Anche lui attaccante, nasce in Australia, visto che il papà Bob all’epoca era passato dal Bologna (città natale di Christian) a Sidney, per giocare nel Marconi Stallions. Tornato in Italia gioca nel Prato e intanto Bobo comincia a farsi notare prima col Ravenna e col Venezia in B, poi con l’Atalanta per consacrarsi alla Juventus: così Max a sedici anni segue Bobo. Il fratello maggiore gioca e segna in prima squadra, Max scalpita nelle giovanili per poi essere spedito a farsi le ossa in Serie C. Prima al “suo” Prato dove segna un gol in 15 apparizioni e poi al Fano, con 5 gol in 22 presenze. Nel 1999 viene girato dalla Juve al Brescello, che dai bianconeri rileva anche la metà del cartellino: scelta azzeccata, visto che Max segna 12 gol e porta gli emiliani fino ai playoff, persi contro il Cittadella. Allora la Juve ne riscatta il cartellino e decide di farlo salire di categoria, mandandolo ad Ancona, in Serie B.

I marchigiani presentano una coppia offensiva da sogno: Baggio-Vieri, entrambi però fratelli d’arte, visto si tratta di Eddy, fratellino di Roby e appunto di Max. Non male, in particolare Max, che segna 10 gol in campionato contro i 7 di Eddy. Il secondo non si guadagna la riconferma, mentre Max sì e migliora ancora il suo score: nella prima parte con Brini segna solo 4 gol, poi arriva Luciano Spalletti in panchina e Max si scatena segnandone altri 8. Arrivano allora le grandi occasioni, prima Verona e poi Napoli, ma in entrambi i casi non va granché, e non solo per colpe di Max. Nella stagione 2002-03 l’Hellas arriva al 14esimo posto e Cassetti, un difensore, è il miglior marcatore stagionale con 7 gol. Max ne metterà a segno sei. Arriva a Napoli poi nell’ultima stagione prima del fallimento: segna cinque gol, peraltro importanti per tenere i partenopei lontani dalla zona retrocessione. Ma il treno ormai è passato e Max girovaga tra Ternana, Triestina, Arezzo, Novara e Lecco, prima di concludere la carriera a casa, a Prato, dove gioca 4 stagioni segnando 19 gol. Prova anche l’avventura in nazionale, scegliendo l’Australia e sognando il Mondiale del 2006, ma, come per Christian con l’Italia, quel sogno svanisce. Oggi è un allenatore e collabora anche con la BoboTv ideata dal fratello Christian.