“Evitiamo di trasformare una tragedia in un disastro colossale: i cuccioli non sono stati ancora catturati. Ci sono troppi curiosi in giro che spaventano questi animali, invito tutti a non muoversi e a farci fare il nostro lavoro”. È l’appello del direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, Luciano Sammarone, dopo il fallimento del primo tentativo di cattura dei cuccioli di orsa Amarena, uccisa l’altra notte a San Benedetto dei Marsi (L’Aquila). “Sono aumentati i curiosi nella zona – spiega Sammarone – spaventando i cuccioli. Possiamo avere una possibilità, ma dobbiamo sperare che i cuccioli non si dividano, altrimenti sarà un vero disastro”.
I piccoli per ora non si sono allontanati di molto dal luogo in cui la loro mamma è stata uccisa, ma la cattura non è stata ancora possibile. Una volta recuperati i due gemellini di orso bruno marsicano, tra le specie più rare di orsi esistenti in natura, potrebbero essere trasferiti in un’area faunistica fino al momento del rilascio in natura, forse a primavera del prossimo anno. I gemellini dovrebbero avere meno di 7 mesi di vita e di solito lasciano la madre a circa 15 mesi. Sono ancora piccoli per affrontare da soli le insidie della montagna. In passato, il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ha già mantenuto in cattività altri plantigradi come l’orsa Yoga nel 1994 e l’orsa Morena trovata cucciola a Villavallelonga, sempre nell’aquilano marsicano, nel 2015 curata e poi rilasciata l’anno successivo ma trovata morta, mesi dopo, a Scanno (L’Aquila).
Sulla vicenda è tornato a commentare anche il governatore della Regione, Marco Marsilio: “Ho sentito il generale Giampiero Costantini, comandante dei Carabinieri forestali in Abruzzo, e il direttore del Parco nazionale Luciano Sammarone. Forestali e Guardiaparco sono impegnati giorno e notte nel tentativo di rintracciare e catturare i cuccioli di Amarena per metterli in salvo”. Marsilio ha confermato “la volontà della Regione di costituirsi parte civile nel processo che seguirà, ma nello stesso tempo – ha detto – condanno le minacce e le intimidazioni che hanno raggiunto l’autore colpevole di questa uccisione, minacce che hanno costretto le forze dell’ordine a istituire un servizio di sorveglianza a tutela della sua incolumità. A un atto incivile non si risponde con la barbarie”.