Dice di essere “determinato” e sa che ci sono “responsabilità”. Ma è carico Luciano Spalletti, neo commissario tecnico della Nazionale italiana, impegnata già la prossima settimana in due partite decisive per la qualificazione al prossimo Europeo. Nonostante le dimissioni di Roberto Mancini per andare sulla panchina dell’Arabia Saudita siano state un fulmine a ciel sereno e l’arrivo a Coverciano non fosse nei piani, almeno di breve periodo, dell’ex allenatore del Napoli. Tant’è che resta da risolvere proprio la vicenda del contratto che lega il tecnico di Certaldo al club partenopeo, portato a vincere il campionato nella scorsa primavera. La vicenda, ovviamente, tiene banco nella prima conferenza da allenatore degli Azzurri: “Spero che si arrivi alla migliore soluzione possibile tra me e il Napoli, ci stanno lavorando gli avvocati”, ha detto alla vigilia delle partite contro la Macedonia del Nord e l’Ucraina.

“Sono stati giorni molto intensi. Essere qui alla conferenza stampa della mia presentazione da ct è un’emozione incredibile. Era il 1970 quando chiesi a mia madre di cucirmi una bandiera dell’Italia per festeggiare il 4-3 contro la Germania. Ora quella bandiera la porterò con me in panchina e spero di far rinascere il sogno in tutti i bambini”, ha spiegato Spalletti. “La responsabilità è una cosa che in alcuni momenti ti schiaccia ma per essere persone forti abbiamo bisogno della responsabilità. Questo incarico che il presidente mi ha dato è della massima responsabilità, ho intravisto in tutte le persone che sono venute a trovarmi per sistemare le cose che la Nazionale è una cosa importante”, ha detto ancora prima. Quindi ha sottolineato: “Io senza responsabilità non so dare il meglio di me stesso”.

In vista dei due impegni per i quali ha già diramato le convocazioni, con esclusioni importanti come Marco Verratti e Jorginho, Spalletti ha chiarito: “In questo momento nelle scelte che ho fatto è fondamentale il minutaggio. Loro non hanno fatto preparazione ed era impossibile portarli”. Ma come giocherà la sua Italia? “Lo schema è qualcosa di liquido nello sviluppo. Partiremo con la difesa a quattro, cercando di mettere in pratica un’idea di calcio ben precisa. Il centrocampo, proprio perché sta in mezzo, diventa un territorio importante dove si possono costruire tante cose, e abbiamo un centrocampo tra i più forti che ci sono in circolazione”.

Insomma, ha chiarito, “partiremo con il 4-3-3” poi “se avremo bisogno di uno più offensivo, si può mettere uno che fa la sottopunta e giocare con il 4-2-3-1″. Sul problema della mancanza di centravanti, che tiene banco da tempo quando si parla di Azzurri, Spalletti si dice fiducioso: “Ce ne sono in Italia di centravanti convocabili. Non ho chiamato Kean e Scamacca per motivi di minutaggio. Ci sono anche calciatori che adesso giocano in altre posizioni ma che possono ricoprire il ruolo di attaccante centrale”.

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