Più di così, questa Ferrari non poteva fare. Dietro all’imprendibile duo Red Bull, alla sesta “doppietta” di stagione, c’è un Carlos Sainz che ha ampiamente meritato almeno podio, dopo aver lottato come un leone. Lo ha fatto con un duello al cardiopalma negli ultimi giri, contro un Charles Leclerc troppo nervoso e impreciso nonostante avesse più gomma dura da sfruttare rispetto al compagno. Una battaglia che ha fatto tremare la marea rossa presente all’Autodromo Nazionale, ma che ha garantito a fine gran premio un duello che ha reso la gara più emozionante rispetto alle tante noiose di stagione (vedasi il GP d’Ungheria). Con una delle migliori conduzioni da quando nell’inverno 2021 arrivò in Ferrari, lo spagnolo (che venerdì ha compiuto 29 anni) non poteva accettare il quarto posto contro il monegasco, sempre dietro per tutto il weekend e più in ritardo nel trovare l’assetto giusto alla sua monoposto.
Sainz-Leclerc al cardiopalma
Sainz ha saputo vendere a caro prezzo la pelle. Paga giusto quel bloccaggio alla Prima Variante al 15° giro, quando, con le gomme medie oramai alla frutta, non è poi riuscito a contenere l’ondata violenta di Max Verstappen, ma la filosofia di gara non sarebbe comunque cambiata. E intanto l’olandese vola spedito verso il terzo titolo mondiale, che probabilmente arriverà tra Giappone e Qatar (24 settembre o 7 ottobre), ed entra ancor di più nella storia: decima vittoria di fila per lui, superato Vettel che ne fece nove consecutive nel 2013 sempre in Red Bull. Negli ultimi cinque giri, Leclerc ne ha tentate di ogni, prima di innervosirsi e che il team congelasse le posizioni con un “No Risk” (“Nessun rischio”). La paura era di assistere a un’altra gara noiosa dopo il primo posto preso da Verstappen — in molti abbevero cambiato canale alla tv — ma per fortuna il duello in salva Ferrari ha cambiato le carte in tavola.
Pérez, secondo posto “faticoso”
La Red Bull continua a volare ancora con il suo Verstappen e può seriamente credere all’obiettivo di vincere tutti i GP di questo Mondiale, come George Russell aveva dichiarato dopo i test di inizio stagione in Bahrain. E così sarebbe un record clamoroso. Pérez è riuscito a prendersi un secondo posto soffertissimo dopo un weekend difficile (l’uscita di venerdì in curva Alboreto lo dimostra): sfruttando prima l’uscita dalla zona Drs di Leclerc su Sainz (il monegasco riusciva a prenderlo, difendendosi così sul messicano), e poi sfruttando il minor degrado in fondo al rettilineo. Lo ha fatto contro una Ferrari veloce, che ha sfruttato come ha potuto la quarta power unit fresca messa a inizio weekend e l’assenza di curve lente, da sempre sofferte sin da inizio stagione, per un bilanciamento mai trovato alla monoposto.
Hamilton, penalità giusta. Ferrari, massimizzare il possibile
Meglio di così, dunque, la Ferrari non si poteva fare. E i tifosi devono essere contenti. Come dice giustamente Sainz, “oggi era il giorno per provare e non per salvare”, nonostante i “due attacchi cardiaci dati ai tifosi per la battaglia tra me e Carlos”, come li ha definiti Leclerc a fine gara. La Rossa si è presa la doppietta dell’altro gruppo, quello che non include la Red Bull. Non sarà come quella realizzata in Brianza nel 1988 — un mese dopo la morte di Enzo Ferrari, con Berger e Alboreto — ma avrà comunque un valore. Consci che poi arriveranno piste d’alto carico, come Singapore, dopo questa SF-23 ripotrà soffrire molto come a Zandvoort e dove ci sarà da massimizzare il possibile. Prima di ributtarsi a fine campionato nel 2024 e di ritrovare una vettura competitiva. A proposito degli altri piloti: brutto il contatto di Hamilton con Piastri alla Roggia, chi ne paga è l’australiano della McLaren: 12° finale e con l’ala anteriore danneggiata quando era ampiamente in zona punti. La penalità presa dall’inglese è del tutto giusta.