Una donna adultera va prima sepolta fino alla vita, “in modo da tutelarne il pudore”, e solo successivamente bersagliata con le pietre fino a provocarne la morte: questa è la prassi “corretta” per la lapidazione, almeno secondo le indicazioni impartite ai fedeli dall’imam Sheikh Zakaullah Saleem, capo della moschea di Green Lane, a Birmingham. Il video del sermone, diventato virale su Youtube, ha generato indignazione e shock in Gran Bretagna ed è poi stato ritirato. La reazione delle autorità inglesi – come raccontano oggi alcuni media britannici – è arrivata a distanza di qualche settimana, con il blocco di 2,2 milioni di sterline di finanziamenti governativi a fondo perduto destinati alla moschea, che già in passato era apparsa nelle cronache d’Oltremanica come punto di riferimento del fondamentalismo islamico più spinto nella seconda città dell’Inghilterra, tanto da fare la parte del leone in un documentario di alcuni anni fa sul radicalismo prodotto dall’emittente Channel 4.

Negli ultimi anni Green Lane aveva cercato di cambiare rotta per seppellire quel passato tempestoso, ma evidentemente non è bastato. Il governo britannico, scrive il sito Birmingham Live, ha congelato i fondi pubblici che servivano a finanziare un centro per la gioventù collegato alla Green Lane Mosque. Fondi – commenta causticamente il tabloid ultraconservatore Daily Mail – deliberati da funzionari pubblici “maldestri”. Erano stati approvati dopo controlli di sicurezza sulla moschea da parte di un organismo indipendente, il Social Investment Business (Sib) guidato dall’ex ministra laburista Hazel Blears. Prima ovviamente della lezione tecnica sulla “lapidazione corretta” dell’imam.

I responsabili della moschea – riferisce ancora Birmingham Live – ora stanno cercando di correre ai ripari e di convincere il dipartimento Cultura, Media e Sport a tornare sulla sua decisione di bloccare i fondi: il video è stato montato male, le frasi estrapolate dal contesto e proposte per formare un messaggio “fuorviante”, si difendono alla Green Lane Mosque, dove la polizia ha offerto di rafforzare la sicurezza dopo l’ondata di minacce e messaggi di odio nei confronti dei musulmani. Ma il video sulla lapidazione non è l’unico prodotto dagli infervorati predicatori ospitati dalla moschea: lo stesso imam aveva incitato le autorità britanniche ad intraprendere azioni legali contro un insegnante ‘colpevole’ di aver mostrato in classe immagini (proibite dall’Islam) del profeta Maometto.

Un altro religioso in un sermone spiegava che una donna deve accomodare i “bisogni sessuali” del marito ogni volta che quest’ultimo lo desideri, giustificando quindi anche lo stupro fra le mura domestiche. Il più influente e discusso imam dell’istituzione di Birmingham, Abu Usamah al-Thahabi, nel documentario di Channel 4 incitava invece i fedeli contro i ‘kuffar’, gli infedeli, profetizzando l’avvicinarsi del jihad, la guerra santa. “In passato sono stati commessi errori – ha continuato la Green Lane Mosque nella sua difesa – ma da allora ci sono stati cambiamenti, di personale e di approccio, e abbiamo ora protocolli stringenti finalizzati a sostenere e far crescere la comunità. Non inciteremmo né permetteremmo ad altri di incitare alla violenza”. Lo shock per la lezione sulla lapidazione sembra però aver frustrato i loro sforzi.

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