Dalle occupazioni di demanio marittimo alle cave illegali, dagli illeciti negli appalti per opere pubbliche fino all’abusivismo edilizio. Nel 2022 il cemento illegale ha rappresentato da solo il 52,9% dei reati ambientali accertati (oltre 10mila su 19mila e 500 reati commessi lungo le coste italiane, il 3,2 per cento in più rispetto al 2021). Poi ci sono fenomeni legati all’inquinamento, come la mala-depurazione e lo smaltimento dei rifiuti, con 4.730 illeciti penali e la pesca di frodo, con quasi 4mila reati. Oltre seicento, invece, le violazioni del Codice della navigazione relative alla nautica da diporto, anche in aree protette. Un dato in netta crescita rispetto alle 210 del 2021 (+197%), con 286 persone denunciate o arrestate e 329 sequestri. È quanto emerge dal nuovo report Mare Monstrum 2023 di Legambiente che raccoglie dati del 2022 sul mare violato e minacciato dalle illegalità ambientali, diffuso alla vigilia dell’anniversario della morte di Angelo Vassallo, il sindaco pescatore di Pollica, ucciso il 5 settembre 2010 per il suo impegno per la tutela del mare e delle coste del Cilento contro speculazioni e illegalità. Proprio sul fronte del cemento illegale, Legambiente chiede al Governo Meloni di ripristinare, se necessario anche con modifiche normative, l’efficacia dell’articolo 10 bis della legge 120 del 2020, quello che affida ai prefetti il compito di demolire le costruzioni abusive oggetto di ordinanze di abbattimento emesse ma non eseguite dai Comuni.
Quasi 9 infrazioni per ogni chilometro di costa – Nel 2022 sono cresciuti (del 13 per cento) anche gli illeciti amministrativi, più di 44mila. Diminuiscono, anche se di poco (-4%), il numero delle persone denunciate e arrestate (19.658) e in maniera più significativa quello dei sequestri (3.590, con una riduzione del -43,3%). Sommando reati e illeciti amministrativi in Italia è stata accertata, grazie ad oltre un milione di controlli (esattamente 1.087.802, +31% rispetto al 2021) svolti dalle Capitanerie di porto e dalle forze dell’ordine, una media di 8,7 infrazioni per ogni chilometro di costa (erano state 7,5 nel 2021), una ogni 115 metri. Le diverse filiere delle illegalità ambientali hanno anche un forte impatto economico: il valore dei sequestri e delle sanzioni amministrative è stato nel 2022 di oltre 486 milioni di euro (in calo del -22,3% rispetto al 2021).
Maglia nera è la Campania – Il 48,7% dei reati è stato accertato nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, con la Campania che guida la classifica nazionale con 3.345 reati, pari al 17% del totale nazionale, seguita da Puglia (2.492 reati), Sicilia (2.184), Lazio (1.741) e Calabria (1.490 reati). La Toscana è in sesta posizione come illeciti penali (1.442) ma è al secondo posto dopo la Campania come illeciti amministrativi (4.392), seguita dalla Sicilia (oltre 4mila illeciti e quasi 9mila sanzioni). Per quanto riguarda la classifica delle infrazioni per chilometro di costa, la Basilicata si conferma come prima regione come numero di reati e illeciti amministrativi accertati (33 per ogni chilometro) seguita quest’anno dall’Emilia Romagna, con 29 infrazioni, dal Molise (28), dall’Abruzzo (27) e dal Veneto, con 24 reati e illeciti amministrativi per ogni chilometro.
Il focus sulla cattiva depurazione – La maladepurazione resta una delle principali emergenze croniche da affrontare. Ancora oggi, infatti, sono quattro le procedure d’infrazione decise dall’Unione europea e attive nei confronti dell’Italia in tema di collettamento, fognatura e depurazione. “Nelle scorse settimane, dopo mesi di inspiegabili ritardi – ricorda Legambiente – è stato nominato il nuovo commissario straordinario per la depurazione”. Non è un caso se diverse delle proposte che l’associazione ambientalista presenta al Governo Meloni sono legate proprio a questo tema. Per Legambiente, infatti, è necessario “rilanciare a livello nazionale e su scala locale la costruzione, l’adeguamento e la messa in regola dei sistemi fognari e di depurazione, migliorando in generale l’intero sistema di gestione, integrando il ciclo idrico (collettamento fognario e depurazione) con quello dei rifiuti (gestione fanghi di depurazione)”, ma anche rendere efficiente “la depurazione delle acque reflue, valorizzandole come risorsa e permettendone il completo riutilizzo in settori strategici come l’agricoltura, superando gli ostacoli normativi nazionali con l’attuazione del regolamento Ue 741 del 2020.