Cinema

Festival di Venezia, Elvis Presley cucciolone impotente nel film Priscilla di Sofia Coppola

di Davide Turrini

Elvis era sessualmente impotente. Sì, proprio a letto. Una sorta di ghiacciolo, intontito dai sonniferi, dolce cucciolone tutto mano nella mano e testolina sul petto della partner. Questo almeno è quello che mostra Sofia Coppola in Priscilla, film in Concorso a Venezia 80, tratto dal libro di memorie della ex moglie del re del rock and roll. Un ulteriore quadro privato ed intimo di Elvis Presley dopo il recente, rutilante biopic di Baz Luhrmann, qui declinato con forza nell’angolazione chiaroscurale e personale di Priscilla (una minuta e determinata Cailee Spaeny): da quando i due si conoscono mentre Elvis è a fare il militare in Germania a Berlino (1959) fino alla separazione nel 1972. Al primo incontro, una festa tranquilla, lui ha 25 anni e lei 14. Un po’ sindrome alla Jerry Lee Lewis, insomma, tanto che dopo pochi istanti Elvis (un segaligno Jacob Elordi) intona al piano Whole lotta shakin goin on e il padre di Priscilla nemmeno ci pensa a fare uscire la figlia di nuovo. La ragazzina deve diplomarsi e magari diventare pure maggiorenne prima di ogni altra cosa. Eppure Elvis è innamorato, almeno sembra, nonostante i flirt attribuitigli dai rotocalchi. Così Priscilla viene introdotta a Graceland, sotto tutela di Vernon Presley, dove finirà la scuola dalle suore e in buona sostanza attenderà Elvis a casa come una vedovella pure cornuta.

L’arrivo di Priscilla coincide con il lungo tunnel di insicurezza che Presley attraversa in pieni anni sessanta e che sembra riversarsi sulle lenzuola di quella camera da letto che non registra per anni tracce di accoppiamento carnale. Elvis fa il ducetto in casa, decide quali abiti deve comprare l’amata, ne limita le azioni fuori da Graceland, poi si fa trascinare qua e là in periodi di riflessione (c’è quello lisergico hippie letterario che fa sorridere), ma che porta a sempre allo stesso risultato, simile alla vignetta di Vauro con Rutelli e signora: su quel letto si fanno tante coccole ma non si consuma mai l’ “amore”. Arriva il matrimonio, una bambina (Lisa Marie), la rinascita di Elvis con il concerto di Natale del ’68 e gli appena successivi e definitivi live di Las Vegas, ma la funzione di adorato e “amato” soprammobile di Priscilla non cambia mai. Anzi, la quantità di pillole che Elvis ingurgita già nei primi anni sessanta sottoforma di sonniferi, specialità di casa che prende pure Priscilla, diventano una quotidiana valanga chimica nei settanta che lo porterà alla morte e a far allontanare definitivamente l’ormai cresciuta bambinetta dal villone di lusso. Insomma un’occasione ghiotta per Sofia Coppola nel riproporre il tema dell’eterna adolescenza al femminile presente in ogni suo film. Così Priscilla, la protagonista, è una scheggia fuori luogo nel mondo presleyano come Maria Antonietta con le sue sneakers alla corte di Francia o la Charlotte spaesata nella Tokyo di Lost in translation. Priscilla o Cilla, o Satnin (questi i nomignoli dategli da Elvis) con quel suo piccolo corpicino, la testa che arriva a malapena alla spalla del marito, sembra più un estraneo folletto serio e silente che una first lady colorata dagli schizzi della celebrità.

Del resto come in ogni film della Coppola sono bandite tracce di erotismo e sensualità (sia femminile che maschile) da quel mondo di adulti pallido e incolore mai realmente ostile, ma alquanto incomprensibile alle sue protagoniste antieroine. Ne esce, come sempre, un cinema cereo, piatto e inconsistente, anestetizzato negli istinti in scena e nella passione del filmare. A tutto questo va aggiunto che non ci sono brani di Elvis in colonna sonora (tutta classiconi tardo cinquanta e canzoni ottanta/novanta) se non un Love me tender con lunghe pause tra una nota e l’altra per non pagare le royalties (gli eredi non hanno comunque concesso i diritti). Sull’accigliato antidivismo, che nemmeno Godard con Jane Fonda, sorvoliamo per non cadere nel soporifero.

Festival di Venezia, Elvis Presley cucciolone impotente nel film Priscilla di Sofia Coppola
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