Gianluigi Buffon è il nuovo capo delegazione della nazionale di calcio italiana. Oggi la presentazione a Coverciano, con i ringraziamenti al presidente federale Gabriele Gravina e al neo ct Luciano Spalletti. “In questi giorni ho avuto la fortuna di stare vicino al presidente e al mister con i, suo staff, e ho sentito di nuovo parlare di concetti e di valori fondamentali per raggiungere determinati obiettivi: ho la sensazione che l’Italia con Spalletti abbia trovato l’uomo giusto al momento giusto”. Una frecciata a Roberto Mancini? Buffon sul punto replica: “La scelta di Mancini è stata inaspettata, la Federazione però ha dato risposte molto celeri e convincenti“.
Gli azzurri guidati dal nuovo commissario tecnico hanno iniziato la preparazione in vista delle prossime due partite del girone di qualificazione al campionato europeo, contro Macedonia del Nord e Ucraina. “Voglio vedere un’Italia generosa. Ci sono state squadre azzurre anche più forti di quelle che hanno vinto. Quella del 2006 era un’Italia solidale, con giocatori che avrebbero dato tutto per i compagni. Anche quelle del 2012 e del 2016 hanno saputo emozionare. E, come ha detto Spalletti, l’obiettivo è quello di rendere i tifosi di nuovo orgogliosi“, ha detto Buffon.
Che sul suo ruolo di capo delegazione ha spiegato: “Sono molto felice, ringrazio il presidente Gravina, la famiglia azzurra e soprattutto il ct per la fiducia riposta in me, qualcosa di non scontato. Torno in un ambiente che penso di conoscere abbastanza bene. Spero di dare il mio contributo, un mattoncino, nelle dinamiche che andremo a vivere in futuro”. L’eredità di Vialli? “Di Gianluca il ricordo è immenso e bellissimo, perché avevamo un rapporto straordinario anche fuori dal campo. Pure quando aveva smesso di giocare ci scambiavamo le maglie. C’era con lui una condivisione totale. Sarebbe presuntuoso e sbagliato pensare di essere fin da subito ai suoi livelli. Cercherò di essere quello che sono sempre stato e per cui sono stato apprezzato“, ha aggiunto il portiere campione del mondo nel 2006. Che non poteva esimersi da un commento anche sull’attuale numero 1 della Nazionale: “Cresci e impari molto di più quando commetti degli sbagli. Questo vale anche per Donnarumma che ho trovato adesso a 24 anni maturato definitivamente, diventato uomo”.