Si dice che il calcio d’agosto non conti nulla: le gambe sono ingolfate dalla preparazione, le rose stravolte dal mercato ancora in corso, i polmoni e la mente annebbiati dal caldo dell’estate che se ne va. Troppo presto per stilare bilanci ed emettere sentenze. Eppure mai come quest’anno le prime tre giornate di campionato, così agostane e di solito inattendibili, sembrano aver già dato delle indicazioni vere sulla corsa scudetto che verrà. Davanti a tutti ci sono Inter e Milan, non per caso: entrambe a punteggio pieno, 8 gol fatti a testa, più di due di media a partita, almeno in questo momento vanno al doppio di velocità di tutte le altre.
I nerazzurri in fondo non sono una sorpresa: sono ripartiti da dove avevano finito a giugno con la finale di Champions, calcio spumeggiante, impressionante dimostrazione di forza. Tutte qualità che però la scorsa stagione si erano viste in coppa e solo ad intermittenza in campionato: quest’anno la vera novità pare essere la concentrazione e determinazione con cui la squadra di Inzaghi ha approcciato la Serie A. Nemmeno gli addii di Lukaku, Dzeko e Brozovic hanno lasciato tracce, ma quelli andranno pesati nei momenti più delicati. Sorprende forse di più vedere il Milan agli stessi livelli.
Premessa: i rossoneri nonostante l’incompiuta sulla punta sono stati la regina del mercato, è l’unica squadra nettamente rinforzata, quindi non deve stupire quanto Pioli abbia alzato l’asticella. Semmai che ci sia riuscito così presto, assemblando immediatamente i tanti nuovi innesti e riprendendo un filo che sembrava un po’ smarrito. Oggi il Milan gioca di nuovo quel calcio verticale, asfissiante e aggressivo, che già nel 2022 è valso lo scudetto. Alle spalle delle milanesi c’è la Juventus, che pure ha fatto capire chiaramente due cose: nonostante le dichiarazioni prudenti e il clima un po’ dimesso che si respira a Torino, senza le coppe e con i vari Vlahovic, Chiesa &Co. i bianconeri potranno tornare a competere per lo scudetto; se lo faranno, sarà comunque alla maniera di Allegri, che piace poco, sempre meno a tifosi e commentatori.
I tre punti conquistati ad Empoli di misura e il passo falso casalingo contro il Bologna sono due facce della stessa medaglia che ormai tutti conosciamo bene. La scommessa del tecnico, che quest’anno non ha più alibi, si gioca la panchina e un pezzo di carriera, sarà far vedere sempre di più la prima. Anche il Napoli in questi primi scampoli di campionato ha confermato ciò che si diceva sotto l’ombrellone: la squadra è sempre fortissima, però la perdita di Kim al centro della difesa e soprattutto di Spalletti in panchina possono inceppare gli ingranaggi. Per carità, anche la squadra campione d’Italia aveva perso in casa contro la Lazio. Più del risultato sono alcuni segnali, i reparti allungati, la minor solidità difensiva a far capire che se non altro quest’anno potrebbe non essere più un monologo azzurro.
Inattendibili invece, o almeno così devono augurarsi i tifosi, i segnali sulla Roma: troppo brutta per essere vera. Mourinho sarà in grado, dovrà esserlo per forza, di risistemare una squadra in questo momento allo sbando. E per quanto le indicazioni siano fuorvianti si è già intravisto quanto potrà essere importante lì davanti Lukaku. Attenzione, però, perché se le impressioni sullo strapotere delle milanesi possono essere false, i punti sono tutti veri e quelli di ritardo già accumulati dalle romane ad esempio resteranno in classifica. È un po’ come il primo arrivo in salita di una corsa tappe: non si decide chi vince, ma si comincia a capire chi lo perderà. E alla ripresa della sosta delle nazionali con il derby di Milano ne capiremo ancora di più.