Quella di Salvini (“dieci anni per la prima produzione da nucleare in Italia”) non è una semplice spacconata. C’è un progetto di propaganda politica dietro.
Innanzitutto, per chi non fosse convinto di quanto sia una promessa realistica, ricordiamo qualche fatto. A parte quelli di fabbricazione ex-sovietica, l’unico reattore avviato nell’unione europea dal 2000 è quello di Olkiluoto, in Finlandia, la cui costruzione è iniziata nel lontano 2005 e terminata nel 2023, con costi triplicati rispetto ai preventivi (da 3 a 11 miliardi di euro). In Francia, il reattore di Flamanville ha visto l’avvio lavori nel 2007 e sarà terminato (forse) nel 2024, con costi che potrebbero arrivare a 19 miliardi di euro. La Francia ha ormai reattori vecchi (età media: 37 anni). È costretta a costruirne di nuovi. Ma anche lì ci sono problemi. Il Financial Times ha criticato il piano di rinascita nucleare francese annunciato da Marcon, ritenendo non plausibile la data del 2037 per l’avvio del loro primo nuovo reattore.
Si tratterebbe, secondo il piano francese, di un tempo di ben quattordici anni perché oltre ai lavori ci sono almeno cinque anni per il processo autorizzativo. Ma attenzione: la Francia ha già un’industria nucleare attiva e i suoi nuovi reattori li vuole costruire su siti che già ne ospitano altri. L’Italia sarebbe quindi molto più indietro perché dovrebbe non solo trovare i siti ma anche eventualmente ricostruire la sua filiera e stanziare i soldi. Quindi, se la Francia progetta (in modo ottimistico) di metterci quattordici anni, figuriamoci se l’Italia potrebbe mettercene solo dieci. Una stima ottimistica per l’Italia è nell’ordine dei 20 anni per la prima produzione di (poca) energia.
Ma perché Salvini afferma una promessa che sa essere irrealizzabile? Innanzitutto, diciamo che le promesse irrealizzabili sono le migliori possibili per una certa politica. Proprio perché non possono essere attuate, sono pronte per essere riciclate nella prossima campagna elettorale. Matteo Salvini, che è in politica da quando aveva venti anni però non è uno sprovveduto. Le sue dichiarazioni vanno lette come un attacco interno alla sua maggioranza.
Può la premier Meloni di Fratelli D’Italia investire miliardi per la costruzione di questi reattori dopo aver anticipato che la prossima sarà una finanziaria draghiana e quindi senza soldi? Certo che no. Può il ministro dell’Ambiente di Forza Italia Pichetto Fratin smentire il collega Salvini? Certo che no. Può il ministro dell’Economia e Finanze Giorgetti aprire i cordoni della borsa per il nucleare e il ponte sullo Stretto, che dovrebbe ipoteticamente vedere la partenza lavori addirittura a luglio 2024? Certo che no. Quindi, i colpevoli per la non realizzazione del nucleare in Italia saranno le altre due forze di maggioranza, cioè Fratelli D’Italia e Forza Italia, nonché l’ala moderata e governista della Lega capitanata da Giorgetti.
Un risultato concreto purtroppo ci sarà: bloccare lo sviluppo delle rinnovabili in Italia, visto che la destra (tutta) sembra poco convinta che il cambiamento climatico esista e sia proprio colpa dell’uomo. Quindi, le promesse irrealizzabili sul nucleare di Salvini sono tutt’altro che da prendere sotto gamba, perché oltre a cannoneggiare la sua maggioranza creando instabilità politica, possono compromettere la politica energetica del nostro paese.
Infine, non si può non osservare il fragoroso silenzio dei cosiddetti nuclearisti, cioè di quelli che propagando il nucleare a qualsiasi costo spacciando la storiella che “la scienza dice che il nucleare è irrinunciabile per la neutralità climatica”. A parte che non è assolutamente così, la scienza non dovrebbe guardare in faccia nessuno che dice una cosa falsa o errata. Se in un gruppo di ricerca qualcuno altera i dati per ottenere una pubblicazione in più, l’etica scientifica imporrebbe che siano gli stessi coautori a controllare e poi a smentire l’errore, prima ancora della revisione tra pari. E la divulgazione scientifica seria dovrebbe avere gli stessi standard etici e qualitativi di un articolo scientifico. Il silenzio imbarazzato dei sostenitori del nucleare riguardo alle parole di Salvini deriva dal fatto che dire qualsiasi cosa equivale a sollevare il velo sui veri problemi del nucleare, cioè costi e tempi di realizzazione, che sono ben più pressanti riguardo a sicurezza e smaltimento delle scorie. Insomma, per propagandare il nucleare vanno bene persino le sciocchezze di Salvini.
La storia dell’energia nucleare, sia quella civile o militare, è costellata di “Dio lo vuole”, cioè farlo a ogni costo, piuttosto che di un’analisi razionale di costi e benefici. Si pensi alla vicenda della prima bomba atomica raccontata nel film Oppenheimer, quando gli scienziati che sollevavano dubbi venivano zittiti con “se non facciamo noi la bomba la farà prima Hitler”. La bomba fu lanciata quando Hitler però era già morto da tre mesi, la bomba e fu gettata su un Giappone pronto ad arrendersi dopo la dichiarazione di guerra dell’Urss, se solo la politica americana non avesse insistito con l’accettare esclusivamente una resa incondizionata. Quando Oppenheimer (finalmente) iniziò ad avere dubbi sull’opportunità di realizzare la bomba all’idrogeno, fu processato e sostituito nel progetto da qualcuno più spregiudicato di lui (Teller).
Cari amici nuclearisti, se tenete alla scienza, ora è il momento di far sentire la vostra voce contro le sciocchezze che ha detto Salvini. Quale migliore occasione di questa?