Una proroga del 110% oltre il 2023 per i condomini che non completeranno i lavori entro l’anno, ma con stato di avanzamento almeno al 60% o con una percentuale comunque avanzata. Come anticipato dal Messaggero, è una delle ipotesi arrivate sul tavolo del ministero dell’Economia tra le richieste per modificare il Superbonus contro cui il governo Meloni si scaglia da giorni. Perché confermare le attuali scadenze per la riduzione del maxi incentivo che la destra a lungo ha difeso a spada tratta scontenterebbe molti. Al momento il 110% è rimasto solo per i condomini con lavori deliberati nel 2022. Per le villette non sarebbe allo studio un’ulteriore proroga oltre a quella prevista dal dl Asset di agosto, che ha spostato sposta il termine di conclusione dei lavori dal 30 settembre al 31 dicembre.
A distanza di oltre tre anni dalla sua introduzione, nel maggio 2020 sotto il governo Conte, il Superbonus già da gennaio è stato tagliato al 90% con l’eccezione dei condomini in cui l’assemblea abbia deliberato i lavori entro il 18 novembre 2022 e la Cilas – la comunicazione di inizio lavori asseverata – sia stata presentata entro il 31 dicembre, o la delibera sia arrivata entro il 24 novembre 2022 ma presentando la Cilas entro il 25 novembre. La manovra 2022 del governo Draghi aveva prorogato l’incentivo fino al 2025, ma prevedendo una riduzione dell’agevolazione al 70% per il 2024 e al 65% per il 2025.
Le villette – se prima casa – il cui proprietario abbia un “reddito di riferimento” non superiore a 15.000 euro possono usufruire del bonus al 90% fino al 31 dicembre 2023. L’incentivo è rimasto al 110% fino a fine anno per le villette con lavori già avanzati: per gli edifici unifamiliari unità immobiliari indipendenti che al 30 settembre 2022 avevano raggiunto almeno il 30% dei lavori, il termine per concludere la spesa e portarla in detrazione beneficiando del 110% è stato spostato dal decreto asset dal 30 settembre al 31 dicembre 2023.
Dal 17 febbraio scorso non è più possibile usufruire dello sconto in fattura e della cessione del credito. Sono però esclusi dallo stop alle cessioni i bonus per la rimozione delle barriere architettoniche, quelli sugli immobili danneggiati dall’alluvione nelle Marche e dai terremoti. Eccezione anche per Iacp, onlus e cooperative di abitazione e i lavori di riqualificazione urbana.
Intanto continua il tira e molla sull’impatto del bonus sui conti pubblici. “Abbiamo pagato 21 miliardi e abbiamo un conto da pagare di 109 miliardi, quando verranno portati in compensazione. Questo a livello di cassa. La cassa si è aggravata moltissimo, e anche il deficit”, ha detto il sottosegretario all’economia Federico Freni a SkyTg24. “Nei cassetti dell’Agenzia delle Entrate ci sono ad oggi 142 miliardi di crediti ceduti, non tutti utilizzati. Di questi, 12 sono frodi. Ne rimangono 130: ad oggi ne sono stati portati in compensazione 21. Ne rimangono 109 da portare in compensazione. Questi 109 aumentano di 3,5 miliardi al mese”. Il Pd, con Marco Simiani e Ubaldo Pagano, rispettivamente capogruppo Pd in Commissione Ambiente e Bilancio di Montecitorio, fa notare che “sarebbe da chiedersi se quell’Enrico Zanetti, che da consigliere economico di Giancarlo Giorgetti non perde occasione di demonizzare il Superbonus, sia lo stesso che ha elaborato il recente studio della Fondazione Commercialisti italiani dove viene certificato che il 110 per cento, generando un incremento di Pil superiore a 90 miliardi di euro a fronte di 60 miliardi di spesa pubblica, abbia avuto un impatto positivo sulle finanze dello Stato”.
Michele Gubitosa, vicepresidente del Movimento 5 Stelle, in una nota scrive che “grazie al Superbonus varato dal governo Conte 2 è stato creato quasi un milione di nuovi posti di lavoro e secondo Nomisma è stato generato un valore economico complessivo triplo rispetto alla spesa, con un importante impatto sul Pil del nostro Paese e un rientro in termini di gettito fiscale. Per i cittadini che ne hanno beneficiato, poi, è stato registrato un risparmio annuo medio in bolletta di quasi mille euro, oltre al consistente e positivo impatto a livello ambientale. Secondo l’Upb, inoltre, il Superbonus è stato meno regressivo rispetto ad altre agevolazioni, andando a vantaggio delle aree meno ricche del Paese e dei Comuni a più basso reddito”.