Cinema

Woody Allen: “#Metoo una buona cosa, in alcuni casi sciocca”. Il regista a Venezia con Coup de Chance (forse) il suo ultimo film

di F. Q.

Mentre riceve l’applauso della sala stampa alla Mostra del Cinema di Venezia dove presenta il suo 50° e forse ultimo film, fa il giro del mondo l’intervista che l’87enne regista di New York in cui parla del suo cinema e non solo. Rispondendo a una domanda sul #Metoo (il movimento di denuncia delle donne che hanno subito abusi, ndr) dice: “Penso che qualsiasi movimento in cui ci sia un beneficio reale, in cui si fa qualcosa di positivo, diciamo per le donne, sia una buona cosa. Quando diventa sciocco, è sciocco. Ho letto casi in cui è stato molto vantaggioso, in cui la situazione è stata molto vantaggiosa per le donne, e questo è positivo. Quando leggo di alcuni casi in un articolo sul giornale in cui è sciocco, allora è sciocco. È sciocco – ragiona il regista – quando non è realmente una questione femminista o una questione di ingiustizia nei confronti delle donne. Quando si è troppo estremi nel cercare di trasformarlo in un problema quando, in realtà, la maggior parte delle persone non lo considererebbe alcun tipo di situazione offensiva”. Il movimento ha portato a condanna per stupro per Harvey Weinstein – ex produttore – e a decine di denunce.

Lo stesso Allen è stato denunciato dai figli. Ma i procedimenti sono stati chiusi con un proscioglimento. Così quando gli viene chiesti qual è stata la usa reazione quando la figlia Dylan Farrow ha partecipato a una docuserie del 2021, “Allen v. Farrow”, descrivendo in dettaglio le sue accuse di aver abusato sessualmente di lei Allen ha replicato; “La mia reazione è sempre stata la stessa. La vicenda è stata indagata da due grandi organi investigativi. Ed entrambi, dopo lunghe e approfondite indagini, hanno concluso che queste accuse non avevano alcun fondamento, il che, sapete, è esattamente quello che ho scritto nel mio libro ‘A proposito di null’ (…) Il fatto che persista mi fa sempre pensare che forse alla gente piace l’idea che persista”. Ha rivisto Dylan o suo fratello Ronan Farrow? “No. Sempre disposto a farlo ma no, no… Alla domanda se si sentisse vittima della “cancel culture”: “Sento che se stai per essere cancellato, questa è la cultura da cui essere cancellato. Trovo che sia tutto così sciocco. Non ci penso. Non so cosa significhi essere cancellato. So che nel corso degli anni per me è stato tutto uguale. Faccio i miei film. Ciò che è cambiato è la presentazione dei film. Sai, lavoro e per me è la stessa routine. Scrivo la sceneggiatura, raccolgo i soldi, realizzo il film, lo giro, lo monto, esce. La differenza non è dovuta alla cultura dell’annullamento. La differenza è il modo in cui presentano i film. È questo il grande cambiamento”.

Allen ricorda di aver realizzato “50 film. Ho sempre avuto ottime parti femminili, ho sempre avuto donne nella troupe, le ho sempre pagate esattamente la stessa cifra che pagavamo agli uomini, ho lavorato con centinaia di attrici e non ho mai, mai avuto una sola lamentela da parte di nessuna di loro in nessun caso. punto. Nessuno ha mai detto: ‘Lavorando con lui, era cattivo o molesto’. Questo non è stato un problema (…). Assumo chi penso sia adatto al ruolo. Come ho detto, ho lavorato con centinaia di attrici, attrici sconosciute, star, attrici di medio livello. Nessuno si è mai lamentato e non c’è niente di cui lamentarsi“. Il regista, che ha dichiarato di sognare di essere un regista francese, ha poi detto che sarebbe “entusiasta di poter fare un altro film con Cate Blanchett” che era stata premiata con l’Oscar per il film Blue Jasmine.

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