Fine pena mai per Salah Abdeslam e Mohamed Abrini. È questa la richiesta della Procura federale belga, che ha chiesto l’ergastolo per Abdeslam, riconosciuto colpevole, in qualità di co-responsabile, degli attacchi terroristici a Bruxelles del 22 marzo 2016 costati la vita complessivamente a 38 persone (compresi tre terroristi), e il belga-marocchino Abrini – diventato per tutta la stampa internazionale l’uomo col cappello che ha accompagnato i due kamikaze allo scalo di Zaventem – per la sua partecipazione agli stessi attentati. “Dopo aver terrorizzato la Francia”, Abdeslam – già condannato all’ergastolo a Parigi per la sua partecipazione agli attentati che il 13 novembre 2015 fecero 130 morti e unico superstite tra gli attentatori del Bataclan -“ha deciso di continuare la sua guerra“, con “l’auspicio di uccidere vittime innocenti e sconosciute“, ha dichiarato il procuratore federale Paule Somers, che chiede gli venga tolto il diritto di voto alle elezioni locali ed europee in Belgio. “Non potete concedere alcuna circostanza attenuante”, ha dichiarato alla giuria e alla Corte, descrivendo un uomo che si è radicalizzato a tal punto da riprendere il suo impegno per il terrorismo dopo gli attentati di Parigi e decidere di “continuare la sua guerra” e uccidere vittime innocenti e sconosciute. Chiesto l’ergastolo anche per un terzo terrorista del marzo 2016, Osama Krayem.
Già il 25 luglio la presidente della Corte d’assise speciale di Bruxelles, Laurence Massart, aveva letto la sentenza: sei dei dieci imputati per gli attentati di Bruxelles del 22 marzo 2016, tra i quali Abdeslam e Abrini, erano stati giudicati colpevoli. Altri due, Sofien Ayari e Hervè Bayingana Muhirwa, erano stati invece ritenuti responsabili di essersi resi complici e aver studiato fino all’ultimo dettaglio i due attacchi all’aeroporto di Zaventem e alla stazione metropolitana di Maelbeek. I due fratelli Smail e Ibrahim Farisi erano stati ritenuti innocenti su tutta la linea. Ma soltanto ora si saprà con esattezza la pena per i colpevoli, a seguito di una nuova fase di requisitorie e memorie difensive, come previsto dalla legge belga. La mattina del 25 luglio, aveva scandito a luglio con voce ferma la presidente Massart, davanti agli occhi dei soccorritori si era presentata una “scena d’orrore”, con “un odore acre di polvere e sangue“. E le loro azioni hanno fatto piombare un’intera città “in un buio letargico” causando una “sofferenza” che non si è ancora esaurita. Altre quattro persone hanno perso la vita diversi anni dopo gli attentati, facendo salire il numero delle vittime a 36. Accuse che Salah, al contrario di Abrini, ha contestato durante tutto il processo. E parole accolte nel silenzio pesante e rigoroso di tutte le parti civili presenti in aula.
(nel disegno realizzato nell’aula del tribunale, Mohamed Abrini, Osama Krayem, Salah Abdeslam e Sofiane Ayari)