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“Moonlanded”, il nuovo disco di Birthh è tutto da ascoltare. Lei a FQMagazine: “Vivo a New York ma mi manca l’Italia. Solo andando via ho compreso quanto sia bello il nostro Paese”

Oltre a show da headliner in Italia ed Europa, Birthh si è esibita in festival quali il Primavera Sound di Barcellona, SXSW e Home Festival, condividendo il palco con artisti del calibro di PJ Harvey, Mac DeMarco, The Temper Trap e molti altri

Giovane e con tante cose da dire. Lei è Alice Bisi, in arte Birthh. 26 anni, nata e cresciuta tra le colline toscane, anche se ormai vive a New York da qualche anno e precisamente da quando, causa pandemia, quello che doveva essere un viaggio come un altro, si è trasformato in un trasferimento che le ha cambiato la vita. Oltre a show da headliner in Italia ed Europa, Birthh si è esibita in festival quali il Primavera Sound di Barcellona, SXSW e Home Festival, condividendo il palco con artisti del calibro di PJ Harvey, Mac DeMarco, The Temper Trap e molti altri. Ha anche aperto le date di importanti artisti internazionali, tra cui Imagine Dragons, Andrew Bird, Benjamin Clementine, Hein Cooper, Nick Murphy. Il terzo album – Moonalnded – è uscito lo scorso 1 settembre, per Carosello Records.

Cominciamo dall’inizio: come nasce la passione per la musica?
Per me è sempre stata parte integrante della mia vita, del modo in cui processo le mie emozioni. La mia famiglia è sempre stata musicale, mio padre cantava e suonava nelle band e io ho iniziato a suonare la chitarra a 6 anni.

Chi non può mancare nella tua playlist?
Sicuramente Mina.

Come sei cambiata dal primo disco, nel 2016, ad oggi?
Tutte le canzoni sono un souvenir molto fedele delle cose che ho vissuto. È bello vedere come certe domande che mi ero fatta, magari adesso hanno una risposta.

Che risposte hai trovato?
La più grande è che ci sono domande che non hanno risposte. O magari ce l’hanno ma questa risposta deve cambiare sempre. Di fatto, alla fine, in vari ambiti della vita certe sfide ritornano.

L’ultimo progetto discografico – Moonlanded – ha un filo conduttore?
Sì. Il primo giorno in cui io e London (O’Connor, con cui lavora insieme, ndr) siamo andati in studio abbiamo fatto una cosa per me nuova: abbiamo ascoltato tutte le demo che avevo e abbiamo fatto subito la tracklist, ancora prima di metterci a suonare al piano un accordo. Questo mi ha aiutato molto, è stato come avere l’arco narrativo del disco. Il percorso seguito è autobiografico, è la mia vita e anche un’accettazione della parte più intensa di me stessa, quella più irrequieta.

C’è un brano a cui sei particolarmente legata?
Dipende dal punto in cui mi trovo nella mia riflessione. In questo momento mi sento molto Supercharged (la prima traccia, una delle migliori insieme a Jello e Somebody, ndr).

Com’è stato trasferirsi a New York?
Sono atterrata qui il 4 marzo 2020, un data particolare senza dubbio. Sono rimasta bloccata per qualche mese e più i mesi passavano e più ho ritrovato una voglia di voler rimanere. Anche perché non si sapeva ancora molto sul come e quando poter tornare. È successo tutto in un modo molto lento e sono contenta della scelta che ho fatto. Non è stato semplice. I primi 9 mesi della pandemia li ho passati in una fattoria in New Jersey, dove stava un’amica di un mio amico. È andata così. Poi sono tornata a New York, è stato un periodo particolare.

Hai mai sentito la nostalgia dell’Italia?
Sì, ogni volta che vado al supermercato (ride, ndr). In generale, e questo è un tema del disco, stando qui ho ritrovato il mio essere italiana. Mi sono accorta che molte cose le davo per scontate: il calore, il mangiare insieme, la calma. Qui ci sono altre cose belle che in Italia non ci sono, certo. Ma questa cosa qua, in un certo senso, ha influito anche sui miei ascolti: tanto Gino Paoli, Battisti, Tenco e, come dicevo, Mina.

Farai un tour? Verrai in Italia?
Certamente, ho voglia di suonare. Stiamo definendo i dettagli.

L’ultima domanda, che esula dalla musica in sé, come veniamo visti noi italiani lì in America? Mi riferisco anche all’attualità e alla politica. Cosa arriva?
Quello che arriva non è il massimo, anche se non penso che l’America possa più di tanto puntare il dito. Ci sono diversi Stati qui che stanno facendo delle leggi omofobe e dannose, di vario tipo. Leggi che non aiutano nessuno. Penso che, in modo diverso, qualcosa del genere stia accadendo anche in Italia. Ovviamente la percezione generale dell’Italia come qualcosa di affascinante rimane. E il motivo è semplice: è bellissima. La magia, la storia e l’arte che ha sono invidiabili. Io sono cresciuta vicino a Firenze ma non avevo mica capito che non tutti i posti sono così. Solo quando vai via, forse, te ne accorgi davvero. Bisognerebbe prestare più attenzione a questo.