Economia & Lobby

Un nuovo Piano Marshall per l’Africa: solo così si fermano gli sbarchi

di Dante Nicola Faraoni

L’intensa attività diplomatica della premier Meloni per richiedere aiuto ai governi dei Paesi del Mediterraneo al fine di fermare le centinaia di migliaia di esseri umani che continuano ad arrivare in Italia non porta risultati. Gli sbarchi di migranti continuano ad aumentare e intanto la Ue ha annunciato lo stanziamento di 105 milioni di euro per rafforzare i mezzi della guardia costiera tunisina. Queste strategie si sono rivelate fallimentari in passato perché dovrebbero risolvere il problema oggi? I 5 miliardi dati alla Turchia di Erdogan e i 2 promessi alla Tunisia di Saied sono denari dati a capi di Stato poco inclini alla democrazia e agli aiuti umanitari, perché continuare a mettere queste preziose risorse nelle loro mani?

Oggi l’Africa è diventata un grande supermercato dove Usa, Russia, Cina si contendono materie prime, petrolio e terra coltivabile. È diventato un campo di battaglia dove si susseguono i colpi di Stato e le guerre combattute con le armi vendute dalle stesse superpotenze. Anche gli europei, con in testa i francesi, emulano le grandi potenze con politiche neo colonialiste ma la differenza è che ciò alimenta le migrazioni di massa che si riversano con effetti socio economici devastanti sulla Ue. Vanno affrontati i problemi dell’accoglienza, lavoro, alloggio, educazione, cure mediche ma la storia ci insegna che i flussi migratori si fermano solo quando si crea sviluppo e benessere primario nei Paesi dove si genera questo fenomeno.

Se si vuole evitare la sofferenza di milioni di persone l’Europa dovrebbe avere il coraggio di proporre ai governi africani degli accordi di cooperazione coordinata, che garantiscano benessere economico primario. Per intenderci l’Europa dovrebbe pianificare con questi Paesi degli interventi sul modello Piano Marshall, fatto per la ricostruzione europea nel dopo guerra. Un piano di intervento che si concentra su crescita economica che riguardi la produzione ed il consumo di beni di prima necessità. Produzione agricola e agroalimentare, industrie tessili, edilizia popolare, infrastrutture per l’istruzione primaria e ospedali. Tutto utilizzando in loco le abbondanti materie prime. Gli interventi dovrebbero essere su larga scala e non dovrebbe essere la Ue in prima persona a gestire questo tipo di aiuti ma le Organizzazioni Non Governative (NGO), che conoscono ed operano in quei territori da decenni.

La Ue dovrebbe: 1. Utilizzare i suoi canali diplomatici per mediare con i governi di questi Paesi sulla realizzazione di progetti già pianificati. 2. Stanziare i fondi per la copertura dei progetti. 3. Mettere a disposizione personale tecnico e tecnologie per la realizzazione degli stessi. Ma la realizzazione dei progetti deve essere data alle NGO. Le motivazioni sono ovvie: la Ue non vuole colonizzare nessuno ma è interessata alla crescita di questi Paesi per motivi umanitari, di stabilità politica e sociale ai suoi confini necessarie onde garantire ai Paesi della Ue un equilibrio socio economico.

Se tutti quei miliardi che l’Europa ha dato a Erdogan e che si vogliono far arrivare al tunisino Saied fossero stati utilizzati per programmi di sviluppo probabilmente oggi l’Europa non starebbe ad affrontare l’emergenza umanitaria che si sta consumando nel Mediterraneo. Gran parte della politica italiana ed europea finge di non vedere, accantonando il più possibile questo fenomeno ma il mondo sta diventando sempre più piccolo e più aumentano i flussi migratori più significa che la guerra e la povertà avanzano.

È auspicabile che tale proposta di People’s Economy, ovvero Piano Europeo per la Rinascita Economica delle Popolazioni Africane sia inoltrata alla Ue. Non ci si aspetta di certo che l’attuale governo di centrodestra agisca in tal senso, vista l’assenza di sensibilità politica dimostrata sinora alla risoluzione di questi problemi umanitari. Invece le opposizioni rappresentate in Ue potrebbero coinvolgere la Commissione Europea su questo realizzabile e indispensabile piano di aiuti.

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