Nel suo album vantava scatti con Pamela Anderson, Carlo Cracco, Flavio Briatore, monsignor Parolin e persino Alberto di Monaco. Il modo in cui si era trovato gomito a gomito con questi personaggi però era finito sotto la lente dei magistrati, che lo hanno accusato e processato per falso materiale, contraffazione di documenti, pubblici sigilli e impronte. Ora Stefan Cernetic, balzato agli onori della cronaca come falso principe di Montenegro e Macedonia, può tirare un primo sospiro di sollievo: lo scorso aprile il Tribunale di Torino lo ha assolto da tutti gli addebiti “perché il fatto non sussiste”. Per il giudice Rosanna La Rosa, che ha disposto la restituzione del materiale sequestrato, Cernetic non era un contraffattore incallito: piuttosto un uomo guidato da “semplice vanteria”, i cui “comportamenti di ostentazione” sono “privi di rilievo penale, sebbene certamente idonei a indurre in errore le persone con cui l’imputato si relaziona”.
Il caso era nato nel 2016 dopo una segnalazione dei carabinieri di Brindisi al ministero degli Esteri. A luglio di quell’anno Cernetic si era recato in un prestigioso relais di Fasano, ospite di un imprenditore barese, a bordo di una Mercedes con bandierine del Montenegro e la sigla “CD” (corpo diplomatico). Allo staff aveva esibito quello che a tutta prima sembrava un lasciapassare diplomatico e a fine soggiorno aveva lasciato il conto da saldare, con l’indicazione di mandarlo all’ambasciata macedone in Italia. Alla richiesta dei titolari i veri diplomatici avevano risposto picche e avvertito la Farnesina.
A quel punto la Procura di Torino, dove Cernetic risiede e avrebbe commesso i reati contestati, ha aperto un fascicolo e disposto una perquisizione nel suo alloggio. Lì i militari hanno trovato e sequestrato diversi stampi per sigilli in ceralacca e i materiali per realizzarli, oltre a sticker e brochure con lo stemma araldico della Casa Reale del Montenegro. Materiale finito agli atti del processo ed esaminato dal Tribunale, che ha dovuto innanzitutto valutare l’autenticità dei titoli accampati dal “principe”. Con esito sorprendente: a un esame attento del materiale storiografico e araldico prodotto dalla difesa, Cernetic è risultato effettivamente discendente di una famiglia che regnò in Montenegro e Macedonia tra il 1600 e 1700, il cui stemma è molto simile a quello del Montenegro. Il giudice inoltre ha confermato che l’imputato non si è mai presentato facendo riferimento alla “repubblica”, ma solo alla Casa Reale di quello Stato.
I timbri fabbricati in casa da Cernetic, si legge nella sentenza, venivano usati su “documenti privi di valore giuridico”, come l’attestato di ‘Contessa dei gigli’ conferito a Pamela Anderson (con tanto di spada e investitura) alla presenza del sindaco di Santa Margherita ligure. Non documenti falsi, perciò, ma pezzi di carta che potevano soltanto essere soltanto incorniciati e appesi alla parete come ricordo. Quanto al lasciapassare, Cernetic al giudice ha dichiarato che si trattava di un “laissez passer” rilasciato da una Ong austriaca attiva nella tutela dei diritti umani, per permettergli di partecipare a iniziative diplomatiche e umanitarie. Autentico (seppur privo di valore giuridico) anche il documento con cui è stato nominato ambasciatore di buona volontà dell’Organizzazione internazionale della protezione civile nel Principato di Monaco. Quello che ha dato abbrivio all’inchiesta del resto non è stato l’unico soggiorno “a scrocco”: in compagnia di quello che definiva il suo “ambasciatore” (con precedenti per truffa), il ‘principe’ aveva girato mezza Europa e intrattenuto rapporti con politici, star dello spettacolo e alti prelati. Tutti gabbati? Forse da un viveur, ma non da un falsario.