La guerra è “una cosa del diavolo”. Lo ha sottolineato Papa Francesco nell’udienza svoltasi in Vaticano con i vescovi del Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina. Un confronto, durato quasi due ore, che ha messo finalmente termine alle polemiche suscitate dalle recenti affermazioni di Bergoglio sulla storia russa. Parole che avevano immediatamente irritato Kiev che aveva accusato il Pontefice di fare “propaganda imperialista”, ma anche la Chiesa greco-cattolica ucraina che aveva chiesto alla Santa Sede spiegazioni urgenti. L’udienza con Francesco è stata un’occasione importante per ribadire il magistero sulla pace di Bergoglio anche in relazione alla guerra in Ucraina. Ai vescovi il Papa ha nuovamente spiegato il senso delle sue parole sulla storia russa, ripetendo quanto aveva detto appena due giorni prima nella conferenza stampa sul volo di ritorno dalla Mongolia, ovvero che “la cultura russa è di una bellezza, di una profondità molto grande; e non va cancellata per problemi politici”. E aggiungendo: “Io non pensavo all’imperialismo quando ho detto quello, ho parlato della cultura, e la trasmissione della cultura mai è imperiale, mai; è sempre dialogare, e parlavo di questo”.
Francesco, come ha spiegato il Vaticano, “ha ascoltato con attenzione le parole a lui rivolte, manifestando con alcuni brevi interventi i suoi sentimenti di vicinanza e partecipazione alla tragedia che vivono gli ucraini, con una ‘dimensione di martirialità’ di cui non si parla abbastanza, sottoposti a crudeltà e criminalità. Ha espresso il suo dolore per il senso di impotenza che si sperimenta davanti alla guerra, ‘una cosa del diavolo, che vuole distruggere’, con un pensiero particolare per i bambini ucraini incontrati durante le udienze: ‘Ti guardano e hanno dimenticato il sorriso’. E ha aggiunto: ‘Questo è uno dei frutti della guerra: togliere il sorriso ai bambini’”. Inoltre, “per rispondere alla crudeltà della guerra, è emerso il bisogno di più preghiera, per la conversione e la fine del conflitto, e, dando seguito a una richiesta ricevuta durante l’incontro, il Papa ha manifestato il desiderio che nel mese di ottobre, particolarmente nei santuari, si dedichi la preghiera del rosario alla pace e alla pace in Ucraina”.
Bergoglio, ha fatto sapere sempre il Vaticano, “ha ricordato l’esempio di Gesù durante la passione, che non rimane vittima degli insulti, delle torture e della crocifissione, ma testimonia il coraggio di dire la verità, di essere vicini al popolo, perché non si scoraggi. ‘Non è facile – ha detto – è santità questo, ma il popolo ci vuole santi e maestri di questa strada che Gesù ci ha insegnato’. Nel concludere, prima di rivolgersi insieme in preghiera alla Madonna, il Papa ha confidato come tutti i giorni ricordi gli ucraini nella sua preghiera davanti all’icona della Vergine donatagli dall’arcivescovo maggiore prima che lasciasse Buenos Aires”. L’udienza è stata introdotta da Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore della Chiesa greco-cattolica ucraina, “che – ha precisato il Vaticano – ha ricordato la dolorosa situazione in cui versa il suo Paese, con la crescita del numero di morti, di feriti, di persone torturate, e ha ringraziato il Papa per l’affetto dimostrato in tanti modi e in tante occasioni”. Successivamente, sono intervenuti diversi partecipanti, ognuno per raccontare la sofferenza che in luoghi e modi diversi sta vivendo il popolo ucraino. “Questo incontro – ha affermato Shevchuk – è stato un momento di ascolto reciproco nonché un’opportunità di un dialogo diretto e sincero”.
“I vescovi del Sinodo – si legge nel comunicato della Chiesa greco-cattolica ucraina – hanno evidenziato che alcune dichiarazioni e gesti della Santa Sede e in particolare di Sua Santità risultano dolorosi e difficili da comprendere per il popolo ucraino, che in questi istanti sta lottando e sanguina per preservare la propria dignità e indipendenza. I vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina hanno inoltre sottolineato che le incomprensioni sorte tra l’Ucraina e il Vaticano sin dall’inizio della guerra su vasta scala vengono sfruttate dalla propaganda russa per giustificare, promuovere e sostenere l’ideologia omicida del ‘mondo russo’. Pertanto, i fedeli della nostra Chiesa sono particolarmente sensibili ad ogni parola pronunciata dal Santo Padre, che rappresenta la voce universale della verità e della giustizia”. Inoltre, “i vescovi hanno espresso la loro gratitudine al Papa per il suo costante impegno a favore dell’Ucraina a livello internazionale, le sue iniziative umanitarie, gli sforzi personali per la liberazione dei prigionieri, nonché la missione di pace affidata all’inviato speciale del Papa, il cardinale Matteo Zuppi, e altre iniziative simili”.
I vescovi ucraini hanno chiesto a Francesco di perseverare nei suoi sforzi per ottenere il rilascio dei prigionieri di guerra, in particolare dei sacerdoti redentoristi, padre Ivan Levytskyi e padre Bohdan Galeta. Al termine dell’udienza, Shevchuk ha donato a Bergoglio alcuni oggetti personali appartenenti proprio ai sacerdoti redentoristi prigionieri: “Questi oggetti testimoniano la sofferenza della nostra Chiesa e del suo popolo in mezzo agli orrori della guerra causata dall’aggressione russa. Li affidiamo nelle vostre mani come un tesoro inestimabile, con la speranza che presto possa giungere in Ucraina una pace giusta. Il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina ha anche donato al Papa un’icona di Gesù recuperata da una chiesa bruciata in seguito ai bombardamenti russi nel villaggio Chervone, nella regione di Zaporizhzhia. L’icona è stata consegnata dai soldati ucraini a un cappellano militare. Subito dopo, al termine dell’udienza generale del mercoledì in piazza San Pietro, come ormai consuetudine dall’inizio della guerra, Francesco ha rinnovato ai fedeli la sua richiesta di preghiera per la pace: “La festa liturgica di dopodomani, natività della Beata Vergine Maria, vi esorti a camminare sempre, come Maria, sulle strade del Signore. A lei, donna della tenerezza, affidiamo le sofferenze e le tribolazioni della cara e martoriata Ucraina che soffre tanto”.
Anche il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, intervenendo al Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina, ha affermato che “di fronte a tali ripetuti e significativi gesti (del Papa, ndr) sarebbe ingiusto dubitare del suo affetto per il popolo ucraino e del suo sforzo, non sempre compreso e apprezzato, di contribuire a porre fine alla tragedia in atto e ad assicurare una pace giusta e stabile attraverso il negoziato”. Il porporato ha anche annunciato che prossimamente in Vaticano si terrà un incontro “per approfondire le tematiche legate alla guerra e alla sua origine, tenendo conto che la guerra è sempre un male e, anche quando essa risponde al diritto alla legittima difesa, è nostro dovere di cristiani e di pastori di limitarne il più possibile gli effetti, con le parole e con le azioni”.