Social inibiti e nessun cellulare. Sono due delle idee, quantomeno illusorie se non irrealizzabili, che il governo vorrebbe approvare per provare a mettere un freno al fenomeno delle baby gang e contrastare il disagio giovanile. Sono state inserite in una bozza all’esame del pre-Consiglio dei ministri, in programma il 6 settembre. In programma anche una stretta per l’accesso ai siti pornografici. La serie di nuove norme contenute nel decreto prevede anche due anni di carcere per i genitori e l’esclusione della famiglia dalla possibilità di ricevere l’assegno di inclusione se il minore non va a scuola. Ma a stupire per la prevedibile difficoltà di applicazione sono le norme che riguardano le piattaforme informatiche e gli smartphone: come farà il governo a far rispettare i divieti? Chi controllerà?

Nella bozza si prevede che il questore possa convocare anche i ragazzi tra i 14 e i 17 anni per un avviso orale e se il soggetto al quale è stato notificato l’avviso risulta condannato, anche con sentenza non definitiva, per delitti contro la persona, il patrimonio ovvero inerenti ad armi o droga, il questore può proporre al tribunale il divieto di utilizzare “piattaforme o servizi informatici e telematici specificamente indicati nonché il divieto di possedere telefoni cellulari”. Non solo, se il giovane viene ammonito dal questore dovrà essere accompagnato da “almeno un genitore” e nei confronti di chi “era tenuto alla sorveglianza del minore o all’assolvimento degli obblighi educativi” è “applicata la sanzione amministrativa pecuniaria da 200 euro a 1.000 euro, salvo che non provi di non aver potuto impedire il fatto”.

Previsto anche un “percorso di rieducazione” dei ragazzi: il pm, nel caso di reati per i quali è prevista la pena non superiore nel massimo a 5 anni di reclusione, si legge nel testo, notifica al minore e all’esercente la responsabilità genitoriale l’istanza di definizione anticipata del procedimento a condizione che il minore “acceda a un percorso di reinserimento e rieducazione che preveda lo svolgimento di lavori socialmente utili o la collaborazione a titolo gratuito con enti no profit o lo svolgimento di altre attività a beneficio della comunità di appartenenza, per un periodo compreso da uno a sei mesi”. Nei confronti dei genitori che non mandano “senza giusto motivo” i figli in età scolastica obbligatoria, invece, viene cancellato l’articolo che prevedeva una multa di 30 euro e ne viene inserito uno che li punisce con il carcere fino a due anni. Il provvedimento modifica anche il decreto Lavoro, approvato lo scorso maggio, inserendo un nuovo comma che recita: “Non ha altresì diritto all’Assegno di inclusione il nucleo familiare per i cui componenti minorenni non sia documentata la regolare frequenza della scuola dell’obbligo”.

Ci sarà anche la stretta sull’accesso ai siti pornografici. La proposta, fortemente voluta dalla ministra Eugenia Roccella, prevede misure di certificazione dell’età per l’accesso ai siti hot e un incoraggiamento alle famiglie all’uso del parental control sui dispositivi in uso ai minori. Quando Giorgia Meloni era stata in visita a Caivano anche don Patriciello aveva chiesto al governo di oscurare i siti porno.

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