Era attesa da tempo la decisione della Cassazione sulla competenza territoriale sul procedimento scaturito dall’indagine sulla Juventus in cui i pm di Torino contestano oltre all’aggiotaggio informativo, i reati di falso in bilancio, ostacolo alla vigilanza e dichiarazione fraudolenta. La competenza territoriale, secondo i giudici della Suprema corte, spetta ai magistrati di Roma. Il procedimento e tutti gli atti dovranno essere trasferiti agli inquirenti romani perché quelli torinesi non sono competenti. Nella Capitale c’è la sede la società che gestisce la piattaforma 1INFO attraverso la quale il club bianconero inserisce i suoi comunicati price sensitive rendendoli disponibili agli azionisti. È stato proprio l’aggiotaggio, su cui in passato aveva sempre indagato la procura di Milano perché la sede della Borsa è nel capoluogo lombardo e la società è quotata, a spingere lo scorso 26 maggio il giudice per l’udienza preliminare Marco Picco di rinviare alla Suprema corte la questione aggiornando l’udienza al prossimo 26 ottobre. I magistrati della V sezione penale hanno di fatto accolto una delle richieste delle difese.
Gli inquirenti piemontesi hanno sempre sostenuto che il procedimento dovesse svolgersi a Torino. Secondo le difese, invece, competente per territorio sono Milano o, in subordine, Roma. Tutto ruota attorno alla contestazione dell’aggiotaggio informativo, cioè nell’aver fornito informazioni false ai potenziali investitori sul titolo del club bianconero. L’aggiotaggio informativo si sarebbe concretizzato attraverso le false informazioni fornite al mercato relativamente ai risultati di bilancio e alle “manovre stipendi”, con le quali – secondo l’accusa – la Juventus aveva rappresentato un maggiore risparmio sugli stipendi sapendo invece che esistevano già accordi per un semplice posticipo incondizionato nelle annate successive senza possibilità di evitare il pagamento.
Secondo gli avvocati, l’aggiotaggio informativo invece si sarebbe eventualmente concretizzato a Milano a Roma. Nella Capitale c’è la sede la società che gestisce la piattaforma 1INFO attraverso la quale il club bianconero inserisce i suoi comunicati price sensitive rendendoli disponibili agli azionisti. Per i legali, quindi, l’inchiesta e l’eventuale processo dovevano essere spostati in una delle due procure. Per la Guardia di finanza e i pubblici ministeri, hanno sempre sostenuto che “il comando di invio è sempre ordinato da dispositivi-uffici di Juventus” e da quel momento l’operazione è “irreversibile”, il file è “immodificabile” e il comunicato risulta pubblicato nel giro di qualche secondo. Il reato insomma quindi si sarebbe consumato a Torino.