Si chiama Adil Harrati il presunto assassino fermato dalla polizia perché sospettato di aver ucciso, nel pomeriggio di lunedì 4 settembre, l’infermiera 52enne Rosella Nappini. L’uomo è stato rintracciato dalla sezione omicidi della squadra mobile della Questura di Roma dopo 10 ore di ricerche intorno all’abitazione dove viveva con alcuni connazionali, non lontano dal luogo dell’omicidio. Harrati, muratore marocchino con precedenti per rapina in un supermercato, è stato quindi trasferito nel carcere romano di Regina Coeli in attesa dell’interrogatorio di garanzia davanti al Gip. E’ accusato di omicidio volontario aggravato. Intanto emergono nuovi dettagli sulla vicenda.
E’ emerso infatti che nel 2021 uno stalker vandalizzò l’auto di Rossella scrivendo con una vernice spray rossa “ti amo tanto” lungo tutta la carrozzeria. L’immagine della macchina fu immortalata da un passante e finì in Rete sulla pagina social “Welcome to favelas”. All’epoca dei fatti l’autore del gesto non era stato identificato: ora anche quell’episodio potrebbe tornare utile agli inquirenti nelle indagini sull’omicidio dell’infermiera 52enne. Nelle scorse ore, la sorella della vittima, Monica Nappini, aveva scritto uno straziante post su Facebook in cui dice “Questa volta non sono riuscita a salvarti”, lasciando intendere che già in passato la vittima avesse vissuto situazioni di pericolo. Il 45enne fermato aveva avuto in passato una relazione con la vittima ma non è il padre dei due figli della donna.
La madre della vittima, ha raccontato alla Polizia che Adil Harrati si trovava in casa con loro prima dell’omicidio. Rossella Nappini è uscita dalla abitazione della mamma con il suo presunto assassino per andare al bancomat, dove avrebbe dovuto effettuare un prelievo di denaro. Questo particolare ha fatto pensare agli investigatori che il movente, oltre che sentimentale, potrebbe essere anche di natura economica. Secondo quanto riferisce Open citando una prima ricostruzione degli inquirenti, Nappini e Harrati si erano conosciuti qualche mese fa, quando Rossella aveva traslocato in casa della madre, che vive a 2 chilometri dall’ospedale in cui lavorava: in quell’occasione, la famiglia aveva effettuato alcuni lavori di ristrutturazione dell’appartamento e il cittadino marocchino era tra gli operai che avevano preso parte al cantiere. I due avevano iniziato una relazione, durata pochi mesi: era stata la vittima a troncarla ma poi erano rimasti comunque in contatto.