Sul palco dell’Arena di Verona, tempio del bel canto e contenitore dei grandi concerti di Extralirica, si consuma un nuovo atto del duello rusticano tra il sindaco Damiano Tommasi, di centrosinistra, e la maggioranza di centrodestra che lo aveva messo nell’angolo a inizio anno, riconfermando Cecilia Gasdia alla sovrintendenza della Fondazione. Subito dopo Tommasi aveva dovuto ingoiare un secondo rospo, ovvero assistere impotente alla nomina di un nuovo consiglio di amministrazione di Arena di Verona srl, la società che gestisce gli altri spettacoli e che ha avuto come amministratore delegato Gianmarco Mazzi di Fratelli d’Italia, grande sponsor di Gasdia, diventato lo scorso ottobre sottosegretario alla Cultura. Tommasi, pur essendo presidente di Fondazione, in quanto sindaco, non ne aveva saputo nulla, al punto che ha presentato ricorso in tribunale. Adesso, in attesa che le carte bollate facciano il loro corso, con un colpo di teatro, toglie il prezioso giocattolino dal controllo della coppia Gasdia-Mazzi, anche se va precisato che quest’ultimo non ha più nessun incarico nella società. Da promotore di eventi musicali mantiene comunque interessi nel settore dei concerti, al punto che qualche giorno fa un esposto è stato presentato in Procura della Repubblica dal produttore cinematografico e musicale Michele Calì, che invita ad indagare sui legami tra attività pubblica e privata di Mazzi.
La giunta comunale di Verona ha deciso di esercitare il recesso per la gestione dell’Extralirica in Arena. Lo ha fatto con una motivazione incontrovertibile: i lavori di ristrutturazione che nel 2024 e 2025 saranno effettuati per realizzare gli accessi alle persone disabili, in vista delle cerimonie delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026. Il sindaco, quindi, non ha compiuto platealmente un atto di sfiducia nei confronti della società Arena di Verona: ha utilizzato l’escamotage della riqualificazione dell’anfiteatro per togliere il controllo degli spettacoli da parte della società che ha come presidente la stessa Gasdia.
La spiegazione è contenuta in un comunicato della giunta comunale. “L’Arena di Verona è chiamata ad ospitare nel 2026 due cerimonie sportive di portata internazionale. Per l’occasione sono resi disponibili venti milioni di euro di finanziamenti destinati a rendere il monumento idoneo per l’occasione”. Ricorda che l’operazione è nata nel 2019 (quindi con una amministrazione di centrodestra) quando fu presentata la candidatura di Verona per le cerimonie dei Giochi Olimpici e Paralimpici. “Fra gli impegni irrevocabili assunti dall’amministrazione nei confronti dei Comitati Olimpico e Paralimpico Internazionali, c’è in particolare quello di mettere a disposizione, in via esclusiva, nei mesi di febbraio e marzo 2026, l’anfiteatro, che dovrà essere già stato adeguatamente riqualificato”. “Si tratta di interventi particolarmente delicati, che dovranno riqualificare totalmente il monumento più iconico della città nel mondo, nel rispetto del valore storico, architettonico e artistico, sulla base di precise indicazioni della Soprintendenza” prosegue la nota. Inoltre dovranno essere investiti altri 2 milioni di Art Bonus per ultimare i lavori di conservazione e valorizzazione del monumento cittadino, entro e non oltre marzo 2025.
Se si aprirà qualche finestra di possibile utilizzo, il Comune valuterà con la Fondazione “se e come gestire tali disponibilità”. In ogni caso, tra sei mesi il pallino dell’Extralirica torna al Comune, come una parte della maggioranza di centrosinistra aveva chiesto da tempo al sindaco di fare, inviando una semplice raccomandata di disdetta alla Fondazione Arena di Verona, a dimostrazione che il più grande teatro lirico all’aperto del mondo, anche se è un bene demaniale, non può essere gestito senza il coinvolgimento del sindaco della città che ne è proprietaria.