“Mi fa piacere che Favino, che stimo, ci sia arrivato, e che altri lo sostengano, son contento. Ci arrivano sempre sei mesi o un anno dopo, ora finalmente si svegliano tutti. Ma io c’ero già arrivato da tempo, per primo”. Così Luca Barbareschi rivendica con l’AdnKronos “il primato” della polemica innescata da Pierfrancesco Favino alla Festa del cinema di Venezia su come le storie italiane abbiano come protagonisti attori stranieri (nello specifico il riferimento è a Enzo Ferrari interpretato da Adam Driver). E ancora: “Io qui sto vedendo dei film imbarazzanti in inglese. C’è un problema di identità. Ci sono degli spagnoli che pensano che basti dire ‘hey you, passami la pasta’ per interpretare un italiano”, ha proseguito Barbareschi, al Lido per presentare il suo film The Penitent, del quale è regista. Un rintuzzare la polemica argomentato anche sul Corriere: “… Mi piacerebbe che ci fosse un seguito, io ho detto la stessa cosa su Il Gattopardo. Immaginate le parole di Tomasi da Lampedusa in una lingua che non è italiano, non sarebbe possibile. Ho visto come nei film anglosassoni fanno parlare gli italiani, questa imbecillità è nata con il film su Gucci. In Ferrari Penélope Cruz parla con accento spagnolo cercando di essere emiliana. Sembra l’Esorcista. Non siamo secondi a nessuno con il nostro cinema, spero che ci siano da parte della politica grandi investimenti sul Paese e sulla narrazione del nostro Paese altrimenti dobbiamo lasciar che altri ci raccontino”. E sulla sua presenza al Lido, Barbareschi ha confessato: “So di stare sulle palle, sono 50 anni che mi interrogo sul perché, forse perché sto sempre da una parte… quella del mio pensiero. Mi sento privilegiato e felice, sono a Venezia con due film, se mi avessero detto 50 anni fa di venirci con un film prodotto per Polanski e un altro diretto da me e scritto da David Mamet non ci avrei creduto. Qua non mi vogliono, mi imbuco alle feste, ballo con il direttore Alberto Barbera, non mi faccio rovinare il momento”.
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